Fare i conti con una perdita non è mai facile. Sveva ha perso la nonna da due settimane. Le sembra ancora irreale. La nonna era una presenza fissa, viveva con lei, la mamma e il papà, facevano insieme lunghe chiacchierate e poi era bellissima. Non vederla più è un vuoto enorme, di fatto per la piccola Sveva la prima esperienza umana. Chi muore però non ci lascia davvero. Vive dentro di noi, come luce, come ricordo. Così succede a Sveva. Anche se non è un ricordo a tornare da lei, ma un ratto. Dove si sedeva sempre la nonna, la bambina intravede dei ciuffi rossicci. A questo punto la storia decolla, realtà e fantasia cominciano a contaminarsi. La durezza di vivere un’assenza diventa una ricerca continua di presenza. La nonna è con lei e non importa se per vederla deve vedere un ratto. Basta che ci sia. Almeno per un po’. Stella Nosella costruisce una storia dolce, carica di malinconia. Racconta in maniera delicata un momento difficile, dove una bambina è esposta al mistero della vita e della sua fine. La scelta del ratto suggerisce che la dolcezza può arrivare dagli esseri più improbabili. Una bella storia sull’importanza delle relazioni e di credere alla vita anche quando sfugge via.
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Questo articolo è uscito sul numero 1636 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati