Il ricordo dell’ultima polemica tra Parigi e Roma era ancora fresco quando il 1 settembre l’attenzione in Italia è stata catturata da un nuovo incidente. Alla fine di agosto i rapporti tra i due paesi si erano incrinati a causa di alcune dichiarazioni poco gentili di Matteo Salvini sul sostegno del presidente Emmanuel Macron all’Ucraina. Poi una dichiarazione del primo ministro francese François Bayrou, che in Francia era passata inizialmente inosservata, in Italia ha riacceso la tensione.

Imposta forfettaria

In un’intervista concessa il 31 agosto, Bayrou (il cui governo potrebbe avere i giorni contati) ha citato la presunta “concorrenza sleale sul piano fiscale” che l’Italia praticherebbe contribuendo a un “nomadismo” delle famiglie francesi più ricche. Dopo queste parole, a cui i giornalisti non avevano dato grande risalto, la presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni ha reagito con una dichiarazione molto dura: “Stupiscono le affermazioni, totalmente infondate, del primo ministro francese […]. L’economia italiana è attrattiva e va meglio di altre grazie alla stabilità e credibilità della nostra nazione”.

Salvini ha seguito la stessa linea, parlando di “grave e inaccettabile attacco all’Italia, ai suoi imprenditori e ai suoi lavoratori, da parte di un governo francese ormai in piena crisi. Lasciamo a loro nervosismo e polemiche, noi preferiamo lavorare”. Il ministro degli esteri Antonio Tajani si è detto sbalordito da “un’accusa frutto di un ragionamento totalmente sbagliato”. A Roma le parole di Bayrou sono state lette in riferimento a un regime fiscale introdotto nel 2017 dal governo di centrosinistra guidato da Matteo Renzi, che permette agli stranieri più facoltosi di stabilire la loro residenza fiscale in Italia e di pagare solo una imposta forfettaria di centomila euro sui redditi percepiti all’estero. Nel 2024 il governo Meloni ha raddoppiato la cifra a duecentomila euro per i nuovi contribuenti.

La corte dei conti italiana afferma che questo sistema ha portato nelle casse dello stato 315 milioni di euro aggiuntivi, pur riconoscendo che non esistono prove che il provvedimento abbia raggiunto l’obiettivo dichiarato: spingere i super-ricchi del mondo a investire in Italia. Il regime favorevole ai grandi patrimoni esteri ha contribuito, invece, all’implacabile processo di gentrificazione che ha travolto Milano, capitale economica del paese.

Parlando a Le Monde e al Corriere della Sera della situazione economica italiana e francese, l’ex presidente del consiglio Mario Monti, simbolo del rigore durante la crisi del debito pubblico italiano del 2011, ha definito la dichiarazione di Bayrou “poco pertinente”, sottolineando che “un governo che in questo momento ha le difficoltà di quello francese farebbe bene a cercare la collaborazione di tutti, più che dare luogo a queste piccole querelle”.

Secondo Monti, Macron non è riuscito a rendere accettabile l’austerità perché non ha bilanciato il peso dei “sacrifici” e ha attaccato prioritariamente il sistema pensionistico. Anche Monti, preoccupato dalla possibilità che le difficoltà della Francia indeboliscano l’euro, ha invitato il governo di Parigi a collaborare con l’Italia per fare pressione sui paesi europei che offrono regimi fiscali privilegiati, come l’Irlanda, i Paesi Bassi e il Lussemburgo. Difendendo il suo bilancio del 2011 e confrontandolo con quello della Francia del 2025, Monti ha elogiato la flessibilità del sistema politico italiano, che aveva permesso al presidente della repubblica Giorgio Napolitano di sfruttare il suo ruolo super partes per chiamarlo alla guida di un governo tecnico.

Ruoli invertiti

Nel 2011 Giorgia Meloni aveva 31 anni ed era ministro della gioventù nel governo di Silvio Berlusconi, sostituito da quello tecnico di Monti. Meloni ora guida uno dei governi più stabili della storia repubblicana e presumibilmente resterà in carica fino alla fine della legislatura, nel 2027, mentre la Francia è sull’orlo di una nuova crisi politica.

L’Italia, che è riuscita a ridurre il suo deficit al 3,4 per cento del pil, potrebbe presto indebitarsi sui mercati a tassi inferiori rispetto a quelli che deve pagare la Francia malgrado la debolezza strutturale della sua economia. I ruoli si sono invertiti e a Roma non hanno più intenzione di mostrare pazienza per le critiche francesi in materia di economia. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1630 di Internazionale, a pagina 39. Compra questo numero | Abbonati