John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale durante il primo mandato di Donald Trump, è diventato il 16 ottobre la terza persona a essere incriminata nelle ultime settimane dopo essere finita nel mirino del presidente statunitense.
Bolton, 76 anni, è stato incriminato da una giuria del Maryland per 18 capi d’accusa relativi alla divulgazione o alla detenzione di documenti in materia di difesa nazionale.
“È un tipo sgradevole. È un peccato, ma è così”, ha affermato Trump il 16 ottobre davanti alla stampa nello studio ovale della Casa Bianca.
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Nel giugno 2020 Bolton aveva pubblicato un libro al vetriolo sui diciassette mesi trascorsi come consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, che aveva definito “inadatto” a governare gli Stati Uniti.
Durante la campagna elettorale delle ultime presidenziali, Trump aveva più volte minacciato, nel caso di un suo ritorno al potere, di vendicarsi di tutti quelli che considera nemici personali.
L’incriminazione di Bolton segue quella dell’ex direttore dell’Fbi James Comey e della procuratrice generale dello stato di New York Letitia James.
“Chiunque abusi di una posizione di potere per mettere a repentaglio la sicurezza nazionale dovrà renderne conto. Nessuno è al di sopra della legge”, ha affermato in un comunicato la procuratrice generale degli Stati Uniti Pam Bondi.
Bolton è accusato di aver “abusato della sua posizione condividendo più di mille pagine di documenti riservati” con due persone non autorizzate a riceverle.
Queste due persone, non identificate nell’atto d’accusa, sarebbero la moglie e la figlia, secondo vari mezzi d’informazione statunitensi, tra cui la Cnn.
Secondo l’atto d’accusa, Bolton avrebbe condiviso questi documenti tramite la sua posta elettronica personale, non protetta.
Hacker legato all’Iran
Ad aggravare la situazione, nel luglio 2021 un collaboratore di Bolton aveva informato l’Fbi che uno degli account di posta elettronica usati dall’ex consigliere per la sicurezza nazionale era stato violato da un hacker che, secondo lui, era legato all’Iran.
Inoltre, durante una perquisizione effettuata ad agosto nell’abitazione di Bolton l’Fbi aveva trovato dei documenti relativi alla difesa nazionale, secondo l’accusa.
Nel 2020 la Casa Bianca aveva cercato invano di bloccare la pubblicazione del libro di Bolton, invocando motivi di sicurezza nazionale.