Il 25 settembre l’ex direttore dell’Fbi James Comey, da tempo nel mirino del presidente Donald Trump, è stato incriminato per ostruzione alla giustizia e dichiarazioni false.
“Oggi un gran giurì federale (una commissione di cittadini investita di poteri investigativi, ndr) ha incriminato l’ex direttore dell’Fbi James Comey per reati gravi”, ha annunciato il dipartimento della giustizia.
L’ex capo dell’agenzia, 64 anni, sarà perseguito “in relazione alla sua testimonianza orale davanti alla commissione giudiziaria del senato nel 2020”, ha aggiunto, precisando che rischia una condanna fino a cinque anni di prigione.
Comey era stato chiamnato a testimoniare nell’ambito di un’inchiesta dell’Fbi sui presunti legami tra la Russia e la prima campagna elettorale di Trump per le presidenziali del 2016.
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“GIUSTIZIA IN AMERICA!”, ha affermato Trump sul suo social network Truth Social, definendo Comey “uno dei peggiori esseri umani che il nostro paese abbia mai conosciuto”.
“Non ho paura. La paura è l’arma dei tiranni”, ha risposto Comey in un video su Instagram.
“Io e la mia famiglia conosciamo da tempo il prezzo che chi si oppone a Donald Trump deve pagare”, ha dichiarato, lanciando un appello a tutti a non “inginocchiarsi” davanti al presidente.
“Sono innocente e ho fiducia nella giustizia federale”, ha concluso.
Nel 2017, durante il suo primo mandato, Trump aveva licenziato Comey mentre l’Fbi stava indagando su possibili interferenze russe nella campagna elettorale per le presidenziali del 2016.
Nel 2019 l’Fbi aveva stabilito che non c’erano prove sufficienti di collusione tra Mosca e il team di Trump, denunciando però le pressioni indebite esercitate dal presidente durante l’inchiesta.
Dal ritorno di Trump alla Casa Bianca a gennaio, dopo una campagna elettorale in cui aveva promesso di vendicarsi degli avversari politici, le autorità statunitensi hanno avviato vari procedimenti contro funzionari considerati ostili al presidente, tra cui l’ex direttore della Cia John Brennan.
Pochi giorni fa, il 20 settembre, Trump aveva chiesto al dipartimento della giustizia di perseguire alcuni dei suoi avversari, tra cui il senatore della California Adam Schiff e la procuratrice generale dello stato di New York Letitia James.
Il giorno dopo il Partito democratico aveva reagito denunciando “una deriva verso la dittatura”.