Il 6 ottobre, al loro arrivo all’aeroporto di Atene, vari attivisti della Global sumud flotilla, espulsi da Israele, hanno denunciato di aver subìto maltrattamenti dopo il loro arresto.

“Ci hanno trattato come animali, come terroristi”, ha dichiarato all’Afp Yasmin Acar, che fa parte del comitato direttivo della Flotilla, partita da vari porti del Mediterraneo a settembre con un carico di aiuti umanitari per gli abitanti della Striscia di Gaza.

Il ministero degli esteri israeliano ha invece assicurato che “i diritti legali” degli attivisti “sono stati pienamente rispettati”, denunciando “menzogne”.

“Siamo stati aggrediti fisicamente e privati del sonno”, ha dichiarato Acar, sottolineando di non aver ricevuto acqua né cibo “per le prime quarantott’ore” di detenzione.

Di nazionalità tedesca, Acar è una dei 161 attivisti della Flotilla espulsi da Israele e atterrati all’aeroporto internazionale di Atene il pomeriggio del 6 ottobre.

Altri dieci sono arrivati a Bratislava, in Slovacchia.

In precedenza Israele aveva affermato di aver espulso 171 attivisti, tra cui la svedese Greta Thunberg.

Ad Atene Thunberg e gli altri attivisti sono stati accolti da un’enorme bandiera palestinese e da sostenitori che gridavano “Palestina libera” e “Viva la Flotilla”.

Anche Thunberg ha denunciato di aver subìto maltrattamenti, senza entrare nei dettagli.

L’eurodeputata francopalestinese Rima Hassan ha dichiarato all’Afp di essere stata “picchiata”.

“Sono stata colpita da due poliziotti israeliani mentre salivo su un furgone”, ha precisato la politica di La France insoumise (Lfi, sinistra radicale). “Eravamo in 13-15 per cella e stavamo su dei materassi sul pavimento”.

“Abbiamo molte cose da raccontare”, ha aggiunto, indossando, come gli altri, la tuta grigia in uso nelle prigioni israeliane.

Anche un altro deputato francese di Lfi, François Piquemal, ha denunciato le “umiliazioni subite” dopo l’arresto.

“Non abbiamo potuto vedere un avvocato o un medico, e neanche farci una doccia”, ha sottolineato.

Tra le persone espulse il 6 ottobre c’erano cittadini di Grecia, Italia, Francia, Irlanda, Svezia, Polonia, Germania, Bulgaria, Lituania, Austria, Lussemburgo, Finlandia, Danimarca, Slovacchia, Svizzera, Norvegia, Regno Unito, Serbia e Stati Uniti, secondo il ministero degli esteri israeliano.

Il ministero ha precisato che 138 dei più di 470 attivisti arrestati sono ancora detenuti in Israele.

Tra loro ci sono tredici brasiliani, tre dei quali hanno cominciato uno sciopero della fame, ha dichiarato all’Afp Lara Souza, portavoce della delegazione brasiliana della Flotilla.

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha chiesto il loro rilascio immediato “affinché questa situazione assurda finisca il più presto possibile”, accusando Israele di “continuare a violare il diritto internazionale”.