Il 29 settembre l’Unione europea ha confermato di aver ripristinato le sanzioni contro l’Iran, come stabilito due giorni prima dalle Nazioni Unite, in seguito alle divergenze tra paesi occidentali e Teheran sul programma nucleare iraniano.
“I ventisette hanno deciso di reintrodurre una serie di misure restrittive in relazione alle attività nucleari dell’Iran”, ha affermato in un comunicato il Consiglio dell’Unione europea.
La decisione è stata presa in conformità con il ripristino delle sanzioni contro l’Iran, approvato la sera del 27 settembre dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Le sanzioni prendono di mira imprese, enti e individui che contribuiscono direttamente o indirettamente al programma nucleare iraniano o allo sviluppo di missili balistici.
Oltre alle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite, quelle europee prevedono anche il congelamento dei beni della banca centrale iraniana e altre misure economiche e commerciali.
Il 28 settembre l’Iran aveva reagito definendo “ingiustificabile” il ripristino delle sanzioni delle Nazioni Unite, dieci anni dopo la loro revoca.
Dopo l’annuncio la valuta nazionale iraniana, il rial, aveva toccato un minimo storico rispetto al dollaro.
Il Consiglio di sicurezza aveva dato il via libera alle sanzioni in seguito al fallimento dei negoziati. Ma i tre paesi europei direttamente coinvolti nelle trattative – Germania, Francia e Regno Unito – e gli Stati Uniti hanno assicurato che il ripristino non segna la fine degli sforzi diplomatici.
Il programma nucleare iraniano avvelena da tempo le relazioni con i paesi occidentali, convinti che Teheran voglia dotarsi della bomba atomica. L’Iran nega e sostiene di avere il diritto di sviluppare un programma nucleare per scopi civili.
Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), l’Iran è l’unico paese non dotato di armi nucleari ad arricchire l’uranio a un livello così alto (intorno al 60 per cento), vicino alla soglia del 90 per cento necessaria per produrre una bomba atomica.
Nel 2015 Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Russia e Cina avevano raggiunto un accordo con l’Iran che prevedeva la regolamentazione delle attività nucleari iraniane in cambio di una graduale revoca delle sanzioni internazionali.
Ma durante il primo mandato di Donald Trump, nel 2018, gli Stati Uniti si erano ritirati unilateralmente dall’accordo, reintroducendo delle sanzioni che hanno avuto un forte impatto sull’economia iraniana.
In risposta l’Iran aveva rinunciato a rispettare i suoi impegni sull’arricchimento dell’uranio, che l’accordo del 2015 limitava al 3,67 per cento.
A giugno Israele aveva scatenato una guerra di dodici giorni contro l’Iran, bombardando siti nucleari e militari, e uccidendo comandanti e scienziati iraniani. Il conflitto era scoppiato mentre gli Stati Uniti erano impegnati in colloqui indiretti con l’Iran. Anche Washington aveva colpito dei siti nucleari iraniani.