“Permettere la creazione di uno stato palestinese sarebbe un suicidio per Israele”, ha affermato il 26 settembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso all’assemblea generale delle Nazioni Unite.
Durante il discorso, dai toni molto duri, Netanyahu ha respinto le accuse di genocidio nella Striscia di Gaza e attaccato con veemenza i paesi occidentali, tra cui la Francia, che negli ultimi giorni hanno riconosciuto lo stato della Palestina.
Questi paesi hanno “ceduto” ad Hamas e dimostrato che “uccidere gli ebrei paga”, ha dichiarato.
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“Ma ho un messaggio per i leader occidentali: Israele non vi permetterà d’imporci uno stato terrorista. Non commetteremo un suicidio perché voi non avete il coraggio di affrontare i mezzi d’informazione ostili e le folle antisemite che chiedono il sangue d’Israele”, ha aggiunto, definendo “bugie antisemite” le critiche riguardo all’offensiva israeliana a Gaza.
Tra il 21 e il 22 settembre circa dieci paesi, tra cui Francia, Regno Unito, Canada e Australia, avevano formalmente riconosciuto lo stato della Palestina, provocando le ire d’Israele.
Netanyahu ha riferito di aver fatto installare degli altoparlanti nella Striscia di Gaza per permettere agli ostaggi israeliani di ascoltare in diretta le sue parole.
Il suo discorso è stato accolto dagli applausi dei suoi sostenitori e dai fischi di decine di delegati, che hanno lasciato l’aula per protesta.
“Israele porterà a termine il lavoro il più rapidamente possibile”, ha affermato il premier israeliano, riferendosi alla distruzione di Hamas.
Pur ringraziando il presidente statunitense Donald Trump per il suo sostegno, Netanyahu è rimasto evasivo sulla Cisgiordania occupata.
Mentre il suo governo afferma di voler estendere la colonizzazione in Cisgiordania, il 25 settembre Trump aveva avvertito che non avrebbe permesso a Israele di annettere il territorio palestinese.
Il discorso di Netanyahu arriva in un momento in cui le speranze di pace si concentrano su un nuovo piano presentato dagli Stati Uniti ai paesi arabi e musulmani.
“Penso che abbiamo un accordo. Permetterà di riportare a casa gli ostaggi e mettere fine alla guerra”, ha affermato il 26 settembre Trump alla Casa Bianca.
Secondo una fonte diplomatica che ha chiesto di restare anonima, il piano statunitense in 21 punti prevede una tregua permanente a Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi, il ritiro israeliano dal territorio e una nuova amministrazione senza Hamas.
Privato del visto dalle autorità statunitensi, il 25 settembre il presidente palestinese Mahmoud Abbas aveva dichiarato in videoconferenza che “Hamas non avrà alcun ruolo nel futuro governo e dovrà consegnare le armi all’Autorità Nazionale Palestinese”.
Il 26 settembre centinaia di persone hanno partecipato a una manifestazione contro Netanyahu a New York.