Il 10 settembre il consiglio legislativo di Hong Kong ha respinto un progetto di legge che avrebbe riconosciuto alcuni diritti alle coppie omosessuali registrate all’estero, un passo avanti limitato ma sostenuto dalle associazioni locali lgbt+.
L’obiettivo del testo era riconoscere alcuni diritti relativi a questioni mediche e alla possibilità di prendere decisioni dopo la morte di un coniuge.
Riguardava solo le coppie omosessuali che avevano contratto un matrimonio o un’unione civile all’estero, dato che entrambi gli istituti giuridici sono vietati a Hong Kong, come del resto in tutta la Cina.
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La maggioranza degli 89 membri del consiglio legislativo ha votato contro il testo, che era stato presentato dall’esecutivo di Hong Kong, guidato da John Lee, dopo che nel 2023 la più alta corte del territorio aveva ordinato di creare un “quadro alternativo” per le coppie lgbt+ dopo aver bloccato un tentativo di riconoscimento dei matrimoni omosessuali.
L’attuale consiglio legislativo non aveva mai respinto un progetto di legge presentato dall’esecutivo.
Il progetto era però osteggiato dai tre principali partiti filocinesi di Hong Kong, che lo consideravano un attacco alla famiglia tradizionale.
Era stato criticato anche dagli attivisti per i diritti umani, che lo consideravano del tutto insufficiente. Tuttavia, nelle ultime settimane attivisti e associazioni si erano rassegnati a sostenerlo, considerandolo comunque un piccolo passo avanti verso l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
L’ong Amnesty international ha reagito alla bocciatura del testo denunciando “un allarmante disprezzo dei diritti delle persone lgbt+”.
La regione amministrativa speciale di Hong Kong ha un suo parlamento e una minicostituzione – la legge fondamentale di Hong Kong – che sancisce una parziale autonomia da Pechino.
Secondo un sondaggio effettuato a Hong Kong nel 2023, circa il 60 per cento degli abitanti è favorevole al matrimonio egualitario.