L’11 luglio l’assemblea nazionale della Cambogia ha approvato all’unanimità un emendamento costituzionale che permetterà di revocare la cittadinanza alle persone condannate per “tradimento della nazione”, mentre l’ong Amnesty international ha denunciato un nuovo strumento di repressione.

I deputati hanno modificato l’articolo 33 della costituzione del 1993 per consentire la revoca della cittadinanza “in casi previsti dalla legge”.

Nel mirino delle autorità ci sono i cambogiani accusati di cospirazione contro lo stato insieme ad agenti stranieri, come preciserà un testo che sarà presto presentato in parlamento.

“Se tradisci la nazione, non puoi farne parte”, ha dichiarato alla stampa il ministro della giustizia Koeut Rith.

Il mese scorso l’ex primo ministro Hun Sen, che ha governato il paese con il pugno di ferro per quasi quarant’anni, aveva chiesto di revocare la cittadinanza ai cambogiani che “giurano fedeltà a nazioni straniere per danneggiare la nostra”.

Le sue parole sono arrivate dopo che alcuni esponenti dell’opposizione in esilio avevano criticato il governo, guidato da suo figlio Hun Manet, per una disputa di confine con la Thailandia.

“Se i cambogiani che criticano il governo non hanno commesso il reato di tradimento della nazione o altri atti che ledano l’interesse nazionale, non saranno soggetti alla revoca della cittadinanza”, ha spiegato il ministro della giustizia.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno più volte denunciato l’uso strumentale della giustizia in Cambogia per ridurre al silenzio l’opposizione, in un contesto di forte aumento della repressione.

In un comunicato emesso l’11 luglio, Amnesty international ha definito la revoca della cittadinanza una “grave violazione del diritto internazionale” .

“Temiamo che il governo possa usare le nuove norme in modo improprio per colpire gli oppositori e renderli apolidi”, ha dichiarato Montse Ferrer, di Amnesty international.

Nel 2023 il leader dell’opposizione Kem Sokha era stato condannato a trascorrere 27 anni agli arresti domiciliari per tradimento, un’accusa che ha sempre negato.