La decisione del governo tailandese di chiudere la frontiera con la Cambogia in seguito alle recenti tensioni diplomatiche ha gettato nell’incertezza 1,2 milioni di lavoratori migranti cambogiani nel paese, oltre che l’economia tailandese. I due paesi sono stati coinvolti in uno scambio di dichiarazioni sempre più aspro dopo l’uccisione, lo scorso maggio, di un soldato cambogiano in una parte contesa del confine, lungo più di ottocento chilometri e definito soprattutto da accordi firmati all’epoca dell’occupazione francese dell’Indocina.

La tensione è aumentata ulteriormente il 23 giugno, quando l’esercito di Bangkok ha annunciato la chiusura di tutti i valichi di frontiera per merci, lavoratori e turisti, con l’unica eccezione delle emergenze sanitarie e degli studenti.

Il primo ministro cambogiano Hun Manet e il padre, Hun Sen, ex primo ministro e attuale presidente del senato, non hanno commentato né annunciato contromisure. Hun Sen ha pubblicato un criptico post su Facebook sul traballante governo di Bangkok. “Credo che entro tre mesi la Thailandia avrà un nuovo primo ministro, e so già chi sarà, ma non lo dirò”. La situazione è degenerata quando sul web è trapelato l’audio di una telefonata tra Hun Sen e la premier tailandese Paetongtarn Shinawatra, durante la quale quest’ultima definiva “oppositore” uno dei generali dell’esercito e usava un tono troppo deferente con Hun. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza chiedendo le dimissioni di Shinawatra e il 1 luglio la corte costituzionale ha sospeso la premier, accogliendo la petizione di 36 senatori che ne chiedevano la destituzione.

Per il governo cambogiano il blocco degli scambi è una decisione unilaterale di Bangkok, che dovrà dire come intende procedere. La Thailandia ha chiuso i valichi di frontiera dopo che Phnom Penh aveva annunciato la sospensione delle importazioni di petrolio, di frutta e verdura dal paese vicino. In risposta la Thailandia aveva vietato le importazioni di manioca dalla Cambogia.

Secondo la camera di commercio cambogiana, nel 2024 gli scambi bilaterali hanno raggiunto un valore di 4,2 miliardi di dollari. Phnom Penh ha esportato verso la Thailandia frutta, verdura e altri prodotti alimentari per un valore di 844 milioni di dollari e ha importato dal vicino prodotti come carburante, parti di macchinari, bevande e cibo in scatola per un valore di 3,4 miliardi di dollari. Inoltre, quasi 1,3 milioni di turisti hanno attraversato il confine tra i due paesi. Il giorno dopo la chiusura delle frontiere ci sono state scene di confusione e panico ai valichi, dove i lavoratori transfrontalieri, i commercianti cambogiani e i turisti stranieri hanno cercato di attraversare il confine.

La premier sospesa

◆ Il 1 luglio la corte costituzionale tailandese ha accolto la petizione presentata da 36 senatori per la destituzione della prima ministra Paetongtarn Shinawatra, sospendendola dall’incarico, in seguito alla circolazione dell’audio di una telefonata tra lei e l’ex premier cambogiano Hun Sen. Nella conversazione, avvenuta all’apice della crisi diplomatica tra Bangkok e Phnom Penh, Shinawatra criticava un generale dell’esercito tailandese e chiamava “zio” Hun Sen, padre dell’attuale capo del governo, Hun Manet, e presidente del senato. La familiarità e la deferenza mostrate verso il leader cambogiano hanno provocato l’ira dei tailandesi. Decine di migliaia di persone hanno manifestato chiedendo le dimissioni della premier, che ora dovrà attendere la decisione finale della corte. La posizione di Shinawatra era già in bilico dopo l’uscita del principale partito alleato dalla coalizione di governo, e ora l’opposizione chiede elezioni anticipate. Afp


Debiti e incertezza

Ny Kimleap, 39 anni, è un facchino cambogiano che lavora a giornata e trasporta vestiti al mercato di Rong Kluea, sul versante tailandese del confine. Il 24 giugno non è riuscito a trovare lavoro ed era preoccupato per l’impatto che una chiusura prolungata potrebbe avere sulle finanze della sua famiglia. “Vorrei chiedere un aiuto al governo: il 90 per cento delle persone qui è indebitato”, ha detto. “Fate in modo che le banche ritardino la riscossione delle rate dei nostri debiti. In questo momento non so dove trovare lavoro”. L’indebitamento crescente è una preoccupazione centrale per l’economia cambogiana. Un recente rapporto della Banca mondiale parla di tassi di prestiti in sofferenza tra le banche e gli operatori di microfinanza del 7,9 e del 9 per cento, una situazione che potrebbe mettere a rischio l’economia del paese.

Phnom Penh è inoltre preoccupata per i lavoratori impiegati nei cantieri, nelle piantagioni e sui pescherecci tailandesi, più di 1,2 milioni di persone. Secondo i dati del governo di Bangkok i lavoratori migranti cambogiani nel gennaio 2024 erano 459.863, ma secondo le stime del governo di Phnom Penh sono di più. L’Associazione delle banche cambogiane e quella della microfinanza hanno detto di voler accogliere l’appello del governo di sostenere il rientro dei lavoratori migranti, senza però fornire un piano su come intendono alleviare il peso delle rate dei loro debiti. Nell’ultima settimana di giugno il dipartimento per l’immigrazione di Phnom Penh ha riferito che più di cinquemila lavoratori migranti al giorno stavano rientrando dalla Thailandia e il ministero del lavoro ha dichiarato di aver dispiegato delle squadre mobili per aiutarli, fornendogli informazioni sugli impieghi disponibili nelle loro province d’origine. Khun Tharo, dell’organizzazione cambogiana per i diritti del lavoro Central, dice che tra i lavoratori ancora in Thailandia c’è molta ansia, soprattutto tra quelli senza documenti. La maggior parte non sa se restare o tornare a casa. Somsak Srikiat, proprietario di un ristorante a Bangkok, ha cinque dipendenti cambogiani. Dice che “vorrebbero restare, ma se dovessero cambiare idea e decidere di tornare in Cambogia, li capirei”. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1621 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati