Il 26 giugno il presidente statunitense Donald Trump ha chiesto l’annullamento del processo per corruzione contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, definendolo una “caccia alle streghe”.

In un messaggio pubblicato sul suo social network Truth Social, Trump ha affermato che il processo “dev’essere ANNULLATO IMMEDIATAMENTE, o in alternativa si potrebbe concedere la grazia a un Grande Eroe”.

Netanyahu ha reagito ringraziando Trump per il suo sostegno.

Il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid ha invece invitato Trump a evitare interferenze nelle questioni interne d’Israele.

“Siamo grati al presidente Trump, ma non dovrebbe interferire nelle vicende giudiziarie di un paese indipendente”, ha dichiarato in un’intervista al sito d’informazione Ynet.

Il 26 giugno Netanyahu ha chiesto il rinvio delle udienze del processo, invocando “gli sviluppi geopolitici nella regione e nel mondo”, un chiaro riferimento ai dodici giorni di conflitto con l’Iran e alla guerra in corso nella Striscia di Gaza.

“Chiediamo rispettosamente il rinvio delle udienze delle prossime due settimane in cui il primo ministro avrebbe dovuto testimoniare”, ha scritto l’avvocato di Netanyahu in una lettera indirizzata al tribunale.

L’avvocato ha aggiunto che il premier “deve dedicare tutto il suo tempo e le sue energie alla gestione di questioni nazionali, diplomatiche e di sicurezza della massima importanza”.

Tre diverse accuse

Netanyahu deve difendersi da tre diverse accuse. Nel primo caso, Netanyahu e la moglie Sara sono accusati di aver accettato beni di lusso del valore di più di 260mila dollari (sigari, gioielli, champagne) da alcuni miliardari, tra cui il produttore cinematografico israeliano Arnon Milchan e l’uomo d’affari australiano James Packer, in cambio di favori politici.

Nel secondo, è accusato di aver cercato di negoziare una copertura più favorevole per lui con Arnon Mozes, editore dello Yedioth Ahronoth, il quotidiano più venduto in Israele, in cambio dell’impegno ad approvare una legge che avrebbe limitato la circolazione del quotidiano gratuito Israel Hayom, molto popolare nel paese.

Nel terzo, è accusato di aver cercato di facilitare una fusione voluta da un suo amico, Shaul Elovitch, all’epoca azionista di maggioranza di Bezeq, il più grande gruppo di telecomunicazioni del paese, in cambio di una copertura più favorevole per lui sul popolare sito d’informazione Walla, anch’esso di proprietà di Elovitch.