Il 19 giugno una corte d’appello federale ha convalidato la decisione del presidente Donald Trump di schierare la guardia nazionale contro i manifestanti a Los Angeles, nonostante l’opposizione del governatore della California Gavin Newsom.

“Il fatto che il presidente abbia emesso l’ordine senza coinvolgere il governatore della California non è di per sé illegittimo”, hanno affermato i tre giudici della corte d’appello di San Francisco in una sentenza unanime di 38 pagine.

“Il presidente aveva quindi il diritto di mobilitare per sessanta giorni quattromila soldati della guardia nazionale (una forza militare di riservisti, ndr) per proteggere edifici pubblici e funzionari”, hanno aggiunto.

Trump ha reagito alla sentenza definendola una “GRANDE VITTORIA”.

“Se le nostre città e i nostri concittadini hanno bisogno di protezione, spetta a noi fornirla se lo stato o la polizia locale non lo fanno, per qualsiasi motivo”, ha dichiarato sul suo social network Truth Social.

La settimana scorsa un giudice federale aveva invece accolto un ricorso di Newsom, definendo illegittima la decisione di Trump e ordinando che il controllo della guardia nazionale fosse restituito al governatore della California.

“La battaglia non è finita”, ha dichiarato il 19 giugno Newsom sul social network X. “Continueremo a batterci contro il modo autoritario in cui il presidente Trump schiera i soldati contro i cittadini”.

Era dal 1965 che la guardia nazionale non veniva schierata in uno stato americano senza il consenso del governatore.

Trump ha ordinato il dispiegamento di quattromila riservisti della guardia nazionale e di settecento marines nelle strade di Los Angeles in seguito agli scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti contrari alle espulsioni di massa degli immigrati irregolari.

Anche se gli scontri erano limitati e non avevano causato vittime o devastazioni, il presidente aveva definito Los Angeles “fuori controllo” e i manifestanti degli “insorti”.