Il 2 maggio gli attivisti della Freedom flotilla coalition (Ffc) hanno annunciato che una delle loro navi, carica di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza, è stata attaccata da droni israeliani al largo di Malta, in acque internazionali.

“Poco dopo la mezzanotte la Conscience, una delle navi della Freedom flotilla coalition, è stata attaccata in acque internazionali”, ha affermato l’organizzazione in un comunicato.

“I droni hanno colpito due volte la prua della nave, causando un incendio e seri danni allo scafo”, ha dichiarato, attribuendo l’attacco a Israele.

“Gli ambasciatori israeliani devono essere convocati per rispondere di queste violazioni del diritto internazionale, non solo il bombardamento di una nave in acque internazionali ma anche il blocco degli aiuti umanitari destinati agli abitanti della Striscia di Gaza”, ha aggiunto.

Israele non ha ancora reagito alle accuse.

Secondo gli attivisti, l’attacco ha causato anche un blackout sulla nave. Non ci sono stati feriti.

Dopo l’invio di una richiesta di soccorso, Cipro e Italia hanno inviato una nave sul posto, si legge nel comunicato.

A bordo della nave c’erano attivisti di ventuno paesi, che stavano partecipando a quella che definiscono una “missione per contrastare il blocco illegale e mortale imposto da Israele alla Striscia di Gaza, consegnando aiuti umanitari vitali”.

Dal 2 marzo Israele sta bloccando l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, dov’è in corso una nuova offensiva dell’esercito israeliano.

“Le operazioni umanitarie a Gaza sono sull’orlo del collasso”, ha avvertito il 2 maggio il Comitato internazionale della croce rossa (Cicr).

Il 1 maggio l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito la situazione a Gaza “un abominio”, contestando le politiche israeliane.

Il 28 aprile la Corte internazionale di giustizia (Cig), il più alto tribunale delle Nazioni Unite, ha avviato una serie di udienze sugli obblighi umanitari d’Israele nei confronti dei palestinesi.