Il 29 aprile lo storico oppositore cubano José Daniel Ferrer e un altro dissidente sono stati arrestati a Cuba dopo la revoca della liberazione condizionale che gli era stata concessa a gennaio.

Ferrer, 54 anni, e Félix Navarro, 72 anni, erano stati scarcerati grazie a un accordo raggiunto con la mediazione del Vaticano dopo che l’ex presidente statunitense Joe Biden aveva rimosso l’isola dalla lista nera dei paesi che sostengono il terrorismo. Subito dopo Cuba aveva annunciato il rilascio di 553 prigionieri. Dopo il suo ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump aveva però reinserito Cuba nella lista nera.

“È stata revocata la libertà condizionale di due condannati, appartenenti al gruppo dei 553, che non hanno rispettato le regole della messa alla prova”, ha annunciato la corte suprema cubana in un comunicato.

Ferrer, attivista per i diritti umani e fondatore del movimento Unione patriottica di Cuba (Unpacu), era stato scarcerato il 16 gennaio a Santiago di Cuba (est).

La sorella Ana Belkis Ferrer, che vive negli Stati Uniti, ha dichiarato sul social network X che l’oppositore è stato arrestato insieme alla moglie, al figlio e ad altri attivisti.

La moglie e il figlio sono stati rilasciati qualche ora dopo.

Ferrer era stato arrestato l’11 luglio 2021 mentre partecipava a una manifestazione durante un grande movimento di protesta antigovernativo. Poco dopo un tribunale aveva messo fine a una sua prima liberazione condizionale, imponendogli di finire di scontare una condanna a quattro anni e mezzo comminata nel 2020.

Il 29 aprile la corte suprema ha motivato la nuova revoca della liberazione condizionale con la mancata presentazione a due convocazioni giudiziarie.

Nelle ultime settimane Ferrer aveva più volte criticato il regime comunista sui social network e aveva creato una mensa per i poveri finanziata dai cubani all’estero.

Navarro era stato invece rilasciato il 18 gennaio. La libertà condizionale gli è stata revocata “perché ha lasciato il suo comune per sette volte senza chiedere l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria”.

Il dipartimento di stato statunitense ha reagito denunciando il “trattamento brutale riservato a due patrioti cubani”.

L’Avana nega l’esistenza di prigionieri politici e accusa gli oppositori del regime di essere mercenari al servizio di Washington.