Le elezioni legislative moldave erano considerate decisive nel rapporto di forze tra Russia ed Europa. Anche se la Moldova è un piccolo stato popolato da appena due milioni e mezzo di abitanti, occupa una posizione strategica, stretto tra la Romania (paese dell’Unione europea e della Nato) e l’Ucraina in guerra con la Russia di Putin.
I risultati definitivi non sono ancora ufficiali, ma il partito della presidente europeista Maia Sandu (Partito di azione e solidarietà) è largamente in testa e sembra che avrà la maggioranza assoluta in parlamento. La principale forza di opposizione, il Blocco elettorale patriottico (vicino a Mosca nonostante il nome) è al secondo posto, staccato dal vertice con meno del 25 per cento dei voti.
Il risultato del voto, non ancora ufficiale, sarà accolto con un enorme sospiro di sollievo nella maggior parte delle capitali europee, dove molti temevano uno scenario simile a quello visto in Georgia pochi mesi fa, dove il campo filorusso ha vinto un’elezione contestata modificando gli equilibri in una regione cruciale.
In Moldova e Georgia, due ex repubbliche sovietiche diventate indipendenti dopo l’implosione dell’Unione Sovietica nel 1991, ritroviamo gli stessi ingredienti che hanno portato alla guerra in Ucraina. Entrambi i paesi hanno scelto l’Europa, ma si sono scontrati con la volontà feroce di Vladimir Putin di mantenerli all’interno della sfera d’influenza russa.
La guerra in Ucraina è scoppiata di fatto nel 2014 con l’annessione della Crimea e la destabilizzazione del Donbass, dopo che la rivoluzione di Maidan, a Kiev, aveva confermato la volontà popolare di avvicinarsi all’Europa.
Non finisce qui
La Moldova e la Georgia, come l’Ucraina, hanno ottenuto di recente lo status di paese candidato all’Unione europea, confermando la volontà di uscire dall’orbita di Mosca. Ma i negoziati per l’adesione della Georgia sono stati sospesi dopo le elezioni di dicembre e la repressione che ne è seguita.
La campagna elettorale moldava sembrava una replica di quello che è successo in Georgia, con un’intensa attività di disinformazione, compravendita dei voti e mobilitazione del clero ortodosso a favore del fronte filorusso. Il giorno del voto è stato piuttosto turbolento, con attacchi informatici contro le strutture elettorali e allarmi bomba nei seggi della diaspora moldava in varie città europee.
La vittoria del partito di Maia Sandu sarà un duro colpo per Putin, ma di sicuro non la fine della storia. L’opposizione, infatti, ha invitato i propri sostenitori a scendere in piazza per opporsi al risultato, alimentando il timore di una fase postelettorale agitata.
La piccola Moldova è uno dei fronti su cui Putin porta avanti la sua guerra multiforme contro gli alleati dell’Ucraina. Mosca ha sostanzialmente ridotto a un vassallo la Bielorussia, neutralizzato la Georgia e lanciato una campagna di intimidazione contro i paesi della Nato, con una guerra ibrida fatta di incursioni di aerei e droni russi nei cieli europei per testare le difese della Nato, campagne di disinformazione e provocazioni, come le teste di maiale lasciate davanti alle moschee in Francia per alimentare le divisioni nel paese.
La Moldova non ha un grande peso in questo scontro sullo scacchiere globale, ma tenendo testa al rullo compressore di Putin dimostra che resistere è possibile.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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