Difficile non avvertire la minaccia di una deriva autoritaria. Per la prima volta negli ultimi sessant’anni il presidente degli Stati Uniti ha deciso di fare ricorso alla guardia nazionale contro il parere del governatore di uno stato, in questo caso la California. Fatto ancora più grave, il segretario alla difesa Pete Hegseth ha dichiarato che i marines, dunque l’esercito, sono stati messi in stato d’allerta e sono pronti a entrare in azione in caso di bisogno.

Tutto è cominciato il 6 giugno, con una serie di manifestazioni degenerate in scontri. L’oggetto della protesta sono gli interventi brutali dell’Immigration and customs enforcement (Ice, l’agenzia per il controllo delle frontiere) in alcuni quartieri di Los Angeles, setacciati alla ricerca di immigrati irregolari. I raid sono sempre più frequenti da quando Trump ha messo la lotta all’immigrazione irregolare al centro della sua politica.

In un momento in cui il presidente statunitense si trova in difficoltà su altri terreni – l’economia, le guerre commerciali, la diplomazia o la clamorosa rottura con Elon Musk – gli arresti e le espulsioni dei migranti sono diventati l’unico modo per rassicurare gli elettori scombussolati.

Questo contesto spiega la decisione di Trump, presa il 7 giugno, d’inviare duemila uomini della guardia nazionale in California, territorio politicamente “nemico”, feudo democratico e stato simbolo in materia d’immigrazione.

La prima conseguenza della mossa dell’amministrazione è stata quella di spingere il presidente in rotta di collisione con Gavin Newsom, governatore della California e uno dei rappresentanti più in vista del Partito democratico. Newsom ha definito “provocatoria” la decisione, sottolineando che non farà altro che aumentare la tensione. Una situazione di questo tipo non si verificava dai tempi delle proteste contro la guerra in Vietnam.

Trump ha invocato una legge che si applica solo in caso di rischio d’invasione, di ribellione o di insurrezione contro l’autorità del governo degli Stati Uniti. È evidente come questo non sia il caso e si tratti di un palese abuso di potere, soprattutto tenendo conto della minaccia di usare i marines contro la popolazione statunitense.

L’atteggiamento di Washington alimenta le paure di tutti gli americani preoccupati dagli attacchi dell’amministrazione allo stato di diritto.

Nei quattro mesi e mezzo trascorsi dal suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha testato i limiti del suo potere, emarginando il potere legislativo e aggredendo quello giudiziario. Con l’invio della guardia nazionale ha dato vita all’ennesima escalation.

Il rischio è che tutto questo accentui il carattere caotico della sua amministrazione, già consolidato da una guerra commerciale imprevedibile e che inevitabilmente rilancerà l’inflazione, e dalla catastrofica lite con Elon Musk, ieri osannato nello studio ovale e oggi messo alla gogna pubblicamente.

Con l’invio della guardia nazionale, Trump rischia di gettare benzina sul fuoco, scatenando la rabbia in alcuni quartieri di Los Angeles e provocando una reazione a catena. Se le cose andranno così, invece di distogliere l’attenzione da altri problemi, il presidente ne avrà creato uno in più, con il pericolo di una deriva autoritaria. La gravità del momento è sotto gli occhi di tutti.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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