A Trump piace inventare soprannomi, principalmente per prendere in giro gli avversari, ma in alcuni casi anche per lodare se stesso. Nel 2024, durante la campagna elettorale contro Joe Biden, che lui chiamava “crooked Joe” (Joe il corrotto), si definì “honest Don” (Don l’onesto). A volte il gioco gli riesce male e inventa nomignoli involontariamente buffi. A marzo, durante un evento per il mese della storia delle donne alla Casa Bianca, si è soprannominato “il presidente della fertilità”.
La frase ha scatenato ondate di sarcasmo sui social, ma ha anche rivelato l’attenzione della sua amministrazione per il declino demografico, un tema centrale negli Stati Uniti e in tutto il mondo occidentale. Non era la prima volta che Trump ne parlava. Nel 2023, durante la conferenza annuale del mondo conservatore (Cpac), aveva detto: “Sosterremo il baby boom e i bonus per i nuovi nati. Voglio un baby boom”.
I dati demografici degli Stati Uniti diventano sempre più allarmanti con il passare degli anni. Tra il 2010 e il 2020 il numero di persone nel paese è cresciuto di circa il 7,4 per cento. È stato il decennio con la crescita più lenta dai tempi della grande depressione degli anni venti. Negli anni novanta il tasso di crescita era del 13 per cento. Una tendenza causata dal calo dei tassi di natalità, ha spiegato l’Economist. Il tasso di fertilità totale, che misura il numero di figli che una donna avrà in media nel corso della sua vita, è rimasto stabile o in aumento per trent’anni a partire dalla metà degli anni settanta. Nel 2008 tuttavia è sceso al di sotto di 2,1, il livello necessario per mantenere stabile la popolazione, e da allora è sceso a 1,67. Se rimane al di sotto di 2,1, solo l’immigrazione potrà mantenere la popolazione in crescita nel lungo periodo. Ma anche l’immigrazione netta è in calo dagli anni novanta.
La preoccupazione per il calo delle nascite è forse l’elemento che più di tutti mette d’accordo le varie anime della destra americana. Da anni centri studi, opinionisti e politici conservatori mettono in guardia da un futuro in cui una forza lavoro sempre più piccola non sarà in grado di sostenere una popolazione che invecchia e il sistema di sicurezza sociale (anche perché il programma politico trumpiano prevede porte chiuse ed espulsioni di massa), e fanno proposte per invertire la tendenza. Ora sono contenti di aver finalmente trovato alleati nella nuova amministrazione.
Negli ultimi mesi i rappresentanti di questi gruppi di pressione hanno incontrato i collaboratori del presidente alla Casa Bianca, consegnando proposte su come aiutare o convincere le donne ad avere più figli, e secondo il New York Times l’amministrazione Trump potrebbe presentare presto un piano che prevederebbe, tra le altre cose, di riservare il 30 per cento delle borse di studio del prestigioso programma Fulbright ai candidati sposati o con figli (oggi i beneficiari sono in gran parte neolaureati, molti dei quali single e che viaggiano all’estero da soli) e di creare un bonus di cinquemila dollari per tutte le donne statunitensi che partoriscono.
Ma se tutti nel mondo conservatore si definiscono “pronatalisti”, ci sono posizioni molto diverse su quali proposte adottare e in generale sulla filosofia che dovrebbe guidarle. Sono le stesse fratture che hanno creato contraddizioni in questi mesi su altri temi (a cominciare dall’immigrazione e dai dazi) e contribuito al caos e all’inefficienza dell’amministrazione Trump. Due visioni del mondo che prevedibilmente si stanno rivelando inconciliabili: da una parte la fazione di Elon Musk e degli altri grandi finanziatori della Silicon valley, che vogliono meno governo (anzi vorrebbero disfarsene), più tecnologia, frontiere aperte e zero dazi; dall’altra i conservatori alla JD Vance e alla Steve Bannon, che non vogliono smantellare il governo ma invece usarlo per promuovere la loro idea di America tradizionale: cioè bianca e credente.
I primi propongono di usare qualsiasi mezzo per stimolare la natalità, puntando per esempio a rendere la fecondazione in vitro più accessibile e conveniente. Per Musk fare più figli possibile è un’ossessione: ne ha avuti almeno 13 da quattro donne diverse (varie persone che lo conoscono sostengono in realtà che i figli siano di più), di cui alcuni con fecondazione in vitro. Qui c’è un’inchiesta del Wall Street Journal che racconta le sue inquietanti strategie di accrescere la prole.
Nel secondo gruppo ci sono soprattutto cristiani conservatori antiabortisti che vedono il calo dei tassi di natalità e di matrimonio come una crisi culturale causata da forze politiche e mediatiche che, secondo loro, sminuiscono la famiglia tradizionale, incoraggiando le donne a dare priorità al lavoro rispetto ai figli. Ovviamente sono contrari a pratiche come la fecondazione in vitro, che spesso porta alla perdita di embrioni umani, si concentrano soprattutto su politiche per incentivare matrimoni e famiglie numerose, per esempio quelle per educare le donne sul funzionamento dei cicli mestruali e per scoraggiare la contraccezione.
La visione politica e culturale di questa fazione ruota intorno al Project 2025, il programma ultraconservatore lanciato dal think tank Heritage Foundation. Secondo le persone che lo hanno scritto, molte delle quali lavorano alla Casa Bianca, il programma ha quattro obiettivi: ripristinare la famiglia “come fulcro della vita americana”; smantellare la burocrazia federale; difendere la “sovranità, i confini e la ricchezza” degli Stati Uniti e garantire “i nostri diritti individuali di vivere liberamente, donati da Dio”. Finora si è dimostrato una bussola affidabile per orientarsi nell’azione di governo di Trump (in particolare per i punti sui confini e la burocrazia), quindi vale la pena soffermarsi un attimo sulla visione di famiglia espressa nel testo, anche perché ricorda quella delle destre europee.
Ha scritto David A. Graham sull’Atlantic: “L’attenzione alle coppie eterosessuali, sposate e in grado di procreare è onnipresente nel Project 2025. ‘Le famiglie composte da una madre, un padre e i loro figli sono il fondamento di una nazione ben ordinata e di una società sana’, scrive Roger Severino, avvocato che durante il primo mandato di Trump ha lavorato al dipartimento della salute e dei servizi umani e al dipartimento di giustizia. Severino dice che il governo federale dovrebbe sostenere le organizzazioni che ‘mantengono una definizione di matrimonio e famiglia basata sulla Bibbia e rafforzata dalle scienze sociali’, affermando che altre forme sono meno stabili. L’obiettivo non è solo morale: lui e altri autori vedono questo come un percorso verso la stabilità finanziaria e forse anche una maggiore prosperità per le famiglie”.
Gli autori del Project 2025 propongono di orientare le risorse del governo verso chi rientra in quell’idea di famiglia: “Modificando le norme sui piani pensionistici e altri programmi di risparmio in modo che siano più generosi per le coppie sposate. Il dipartimento della salute collaborerebbe con le chiese e altre organizzazioni religiose per ‘fornire assistenza matrimoniale e genitoriale ai padri a basso reddito’, basata su ‘una comprensione biologica e sociologica di cosa significa essere padre, non un genitore neutro dal punto di vista del genere’. Attraverso programmi educativi, incentivi fiscali e altri metodi, il sistema di sostegno all’infanzia ‘dovrebbe rafforzare il matrimonio come norma, ricostruire le famiglie disgregate e incoraggiare le coppie non sposate a impegnarsi nel matrimonio’”.
In questa visione del mondo, in cui i ruoli di genere sono rigidamente delineati e immutabili, le persone transgender diventano un ostacolo per l’attuazione della nuova politica di pianificazione familiare. Anche in quest’ottica va letta la battaglia di Trump contro i diritti di genere, avviata appena dopo l’insediamento. “Le parti di questo programma che l’amministrazione Trump ha già cominciato ad attuare sono alcune di quelle che impongono un concetto rigorosamente binario di genere, con l’obiettivo di costringere le persone trans e non binarie alla clandestinità, esponendole alla discriminazione sul lavoro, a scuola e nel resto della loro vita, e cancellando la loro stessa esistenza dal linguaggio del governo federale”.
Alla fine comunque anche i propositi dei pronatalisti sembrano destinati a scontrarsi con le contraddizioni e il caos ideologico che regnano nell’amministrazione Trump. I programmi a favore della natalità richiederebbero più soldi e maggiore burocrazia, mentre finora la priorità della Casa Bianca è stata quella di smantellare le agenzie governative e licenziare i dipendenti federali. Sono state colpite anche le divisioni del dipartimento della salute che si occupavano di questioni relative alla fecondazione e alla salute materna.
Questo testo è tratto dalla newsletter Americana.
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