Il film sfida i pregiudizi contro la sessualità femminile e gli stereotipi sulle madri single, cita studiose femministe, dà voce a una donna che denuncia la violenza domestica e critica la censura cinese. Non stiamo parlando di un’avventurosa opera indipendente trasmessa segretamente in streaming per aggirare la censura automatica di Pechino, ma di un film molto popolare, che ha perfino avuto i complimenti dell’organo di stampa del Partito comunista.
Her story, commedia campione d’incassi in Cina nel dicembre 2024, ha riscontrato un successo imprevisto, soprattutto in un momento in cui il governo reprime l’attivismo femminista, incoraggia le donne a mettere su famiglia e limita la libertà di espressione.
Barbie a Pechino
L’accoglienza riservata al film evidenzia l’imprevedibilità della censura in Cina, oltre che un appetito crescente del pubblico per le storie incentrate su personaggi femminili. Il dibattito sulle questioni legate alle donne è generalmente tollerato, a patto che non si trasformi in una rivendicazione di maggiori diritti. Her story, definito da qualcuno come la risposta cinese a Barbie, ammorbidisce con l’umorismo molte delle critiche sociali che contiene.
La regista Shao Yihui, 33 anni, ha sottolineato più volte di non essere interessata ad alimentare “l’antagonismo di genere”, un’accusa che spesso i mezzi di comunicazione ufficiali hanno rivolto alle femministe.
In una fase caratterizzata da una crescita economica stentata e da una flessione delle presenze nelle sale, i produttori cinematografici (e forse anche i responsabili della censura) stanno cercando di attirare il pubblico femminile, che ha guadagnato importanza nel settore. Di recente altri film di successo sono stati diretti e interpretati da donne, compreso il campione d’incassi del 2024, Yolo. Eppure nessuno si aspettava che Her story, secondo lungometraggio di Shao, fosse così apprezzato. Il film, infatti, è stato realizzato con un budget relativamente ridotto e all’inizio è stato proiettato solo in poche città.
Her story segue due donne che diventano vicine di casa a Shanghai: Xiao Ye, cantante ribelle ma emotivamente vulnerabile, e Wang Tiemei, ex giornalista pratica e determinata, madre single di una bambina di nove anni, Molly.
Tra le due donne si crea un legame profondo. Decidono di crescere insieme Molly, incoraggiandosi reciprocamente nel lavoro e prendendo in giro i loro corteggiatori imbranati che cercano di conquistarle citando teorie femministe e confessando il loro “peccato originale”: essere nati uomini.
In principio gli incassi al botteghino sono stati moderati, ma chi ha visto Her story si è appassionato e ha sparso la voce. Nel giro di poche settimane il film è diventato argomento di conversazione ovunque. Così ha raggiunto un punteggio di 9,1 su 10 sul sito specializzato cinese Douban e ha incassato più 77 milioni di dollari secondo Mayoan, un sito che registra le vendite di biglietti. Inoltre ha avuto un discreto successo internazionale (soprattutto negli Stati Uniti). Tra le giovani cinesi, Her story ha ispirato meme, podcast e magliette.
Uomini incapaci e ridicoli
Xu Tianyi, studente di Luoyang, città della Cina centrale, racconta di non aver mai visto un film che affrontasse tante questioni importanti per le donne. Per esempio, dice, la scena in cui Tiemei subisce una vera e propria aggressione in rete per aver raccontato la sua vita sessuale, con vari utenti che la accusano di essere una pessima madre.
Secondo Xu la trama commovente e il tono da commedia hanno reso il film accessibile anche a chi, come lei, non ha alcuna familiarità con il femminismo. “È un film delicato, ma ha anche mordente”, spiega. Xu e le sue amiche citano spesso le battute del film. “Dimostra che il femminismo si sta diffondendo”, sottolinea la ragazza.
Non tutti hanno apprezzato Her story. Alcuni critici sostengono che mostra solo uomini incapaci o ridicoli. Su Hupu, un forum che si occupa principalmente di sport ed è molto frequentato da utenti maschi, il film ha un punteggio di 4,9 su dieci. In generale, però, la risposta è stata positiva, anche in contesti dove non era scontato.
Una recensione pubblicata dal Quotidiano del popolo, organo ufficiale del Partito comunista, ha elogiato la capacità del film di mostrare aspetti “divertenti e assurdi” della vita quotidiana.
L’articolo non cita le questioni femminili affrontate dal film, come la violenza domestica, ma riconosce a Shao il merito di aver riflettuto su problemi che interessano il pubblico, come dovrebbe fare ogni regista.
Xiaoning Lu, esperta di cinema cinese della Soas university di Londra, sottolinea che in Cina le autorità concedono spesso ai cittadini la possibilità di esprimere le proprie frustrazioni, a condizione che non sconfinino troppo nella politica. E aggiunge che le storie incentrate sulle donne non sono a priori un problema per lo stato, come dimostra il fatto che una delle protagoniste di Her story di recente abbia recitato in una serie tv che racconta la vita di una direttrice scolastica iscritta al partito che aiuta le ragazze povere delle campagne.
“In Cina coesistono molte facce diverse del femminismo”, spiega Xiaoning Lu. “Tocca all’artista o al regista trovare un equilibrio. Qual è il limite? Fino a che punto ci si può spingere?”.
A dire la verità alcuni dei riferimenti più coraggiosi del film non riguardano il femminismo, ma la censura e la tendenza a usare l’accusa di slealtà politica a fini personali (un compagno di scuola di Molly cerca di denunciarla all’insegnante quando la bambina si rivela più brava di lui). Ma bisogna anche dire che si tratta di momenti leggeri, mai drammatici.
Anche se la regista è stata chiaramente attenta a evitare le accuse di radicalismo, ha comunque deciso di difendere le cosiddette “femministe estreme”. In un incontro organizzato il mese scorso con il pubblico, Shao ha ammesso di non essere coraggiosa come altre donne che si sono espresse in modo più radicale.
“Alla fine è solo grazie a queste voci estreme che le persone ascoltano”, ha dichiarato la regista. “Se tutti avessimo una voce pacata, sarebbe solo un’altra forma di silenzio”. ◆ as
Her story sarà presentato lunedì 28 aprile durante la ventisettesima edizione del Far East film festival di Udine, che si svolgerà da giovedì 24 aprile a venerdì 2 maggio. Informazioni e programmazione su fareastfilm.com
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Questo articolo è uscito sul numero 1610 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati