La Banca centrale europea (Bce) continua a fare progressi verso l’euro digitale, una specie di criptovaluta che permetta transazioni istantanee e sicure senza passare da circuiti bancari gestiti da aziende statunitensi. Da quando Donald Trump ha deciso di sostenere le stablecoin private, cioè criptovalute garantite (si spera) da titoli di stato americani, la Bce teme che queste innovazioni possano incidere sulla politica monetaria e ridurre lo spazio per l’euro digitale. Se l’euro digitale ha motivazioni geopolitiche e non finanziarie, dovrebbe esserci un mandato chiaro dalla politica. Inoltre, se ne sentissimo davvero la necessità, come si spiega che il contante nell’eurozona continua a crescere? Circolano 1.600 miliardi di euro in banconote e monete; nel 2002, quando fu introdotto l’euro, erano ottanta miliardi. Ben 108 miliardi sono in banconote da 500, che nessuno usa nella vita quotidiana. Il contante non viene abolito dalla nascita di nuovi sistemi di pagamento digitali, perché continua a offrire alcuni benefici, soprattutto l’anonimato necessario all’economia informale e alle operazioni criminali. L’euro digitale può forse essere uno strumento per aumentare l’influenza dell’Europa, ma non farà sparire i contanti, la premessa per l’evasione fiscale che affligge molti paesi, in particolare l’Italia. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1635 di Internazionale, a pagina 101. Compra questo numero | Abbonati