Donald Trump pensa che chi entra negli Stati Uniti con il visto H-1B, riservato ai lavoratori con competenze particolari, tolga il posto agli americani. Con la tassa da centomila dollari che ogni anno le imprese dovranno pagare migliaia di programmatori indiani o cinesi saranno meno competitivi. La sola Amazon paga per 10.044 visti H-1B. La Silicon valley assumerà statunitensi un po’ meno bravi e un po’ più costosi. L’effetto collaterale è che i migliori programmatori resteranno in India e in Cina, guadagneranno meno ma forse potranno far crescere le aziende locali e quindi i loro paesi. Ci sarà qualche ingegnere statunitense più pagato, ma il costo del lavoro per le big tech salirà, mentre la produttività si ridurrà (le seconde scelte hanno prestazioni peggiori). Per l’India potrebbe non essere un cattivo affare, l’Europa può attirare alcuni talenti. A perderci sarebbe l’economia statunitense. Ma è più probabile che la mossa di Trump non aiuti nessuno: i programmatori indiani guadagneranno meno che negli Stati Uniti, non riporteranno in India competenze e non manderanno soldi a casa; le imprese statunitensi avranno solo costi più alti o dipendenti meno bravi; gli Stati Uniti resteranno indietro nella competizione strategica con la Cina. Come tutti i dazi, anche questo farà solo danni. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1633 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati