Nei mesi scorsi i curatori dell’Oxford english dictionary hanno spiazzato tutti. Da vent’anni segnalano le parole nuove con aggiornamenti trimestrali a marzo, giugno, settembre e dicembre. Quest’anno invece ad aprile e poi di nuovo a luglio hanno pubblicato degli aggiornamenti speciali per documentare l’impatto della pandemia di covid-19 sulla lingua inglese.
I curatori del dizionario sostengono che la malattia ha prodotto vari cambiamenti linguistici, ma solo una parola realmente nuova, cioè l’acronimo covid-19. Le altre novità consistono nella maggiore diffusione di parole ed espressioni vecchie e poco note, come per esempio “numero di riproduzione” (R0) e “distanziamento sociale”, o nella creazione di espressioni nuove grazie all’unione di termini già esistenti.
L’Oxford english dictionary punta a essere il registro più ampio ed esaustivo della lingua inglese e della sua storia. Nel 1884 furono pubblicate alcune sezioni della prima edizione, completata solo nel 1928. In seguito uscirono alcuni volumi di parole nuove che integravano la prima edizione, poi assorbiti nella seconda edizione del 1989, che oggi si trova nella maggior parte delle biblioteche. Nel marzo del 2000 il dizionario ha lanciato una versione online, e per l’occasione i curatori hanno ritoccato definizioni che in alcuni casi risalivano a più di un secolo prima. Viste le sue dimensioni, la terza edizione non uscirà in versione cartacea e non sarà completata prima del 2034.
Due termini medici
Gli aggiornamenti speciali sul covid-19 documentano la rapidità con cui la lingua si modifica in presenza di sconvolgimenti sociali ed economici. Uno degli effetti è la diffusione di parole ed espressioni mediche poco note. In genere i termini scientifici entrano nel dizionario solo quando raggiungono un certo grado di diffusione al di fuori del proprio ambito. Negli ultimi mesi si sono imposti due termini. Il primo, hydroxychloroquine (idrossiclorochina), un antimalarico che alcuni considerano quasi un rimedio magico contro il virus, è stato aggiunto al dizionario a luglio, anche se esisteva in forma scritta dal 1951. Un altro farmaco diventato famoso è il dexamethasone (desametasone), un corticosteroide capace di ridurre il tasso di mortalità del virus. Era già presente nel dizionario, ma nell’aggiornamento di luglio i curatori ne hanno illustrato l’uso più recente.
I termini e le espressioni che descrivono l’isolamento sociale esistevano già da tempo, ma solo quest’anno sono diventati di uso comune. Self-isolation (autoisolamento) e shelter in place (sinonimo di lockdown) sono stati integrati da descrizioni che ne spiegano l’uso corrente.
Alcune espressioni hanno cambiato significato. Sheltering in place, che prima indicava la ricerca di un riparo durante un evento circoscritto come un tornado o una sparatoria, ora si riferisce a un periodo prolungato d’isolamento sociale. L’espressione elbow bump (darsi il gomito), documentato per la prima volta nel 1981 come un gesto simile a darsi il cinque, è diventato un saluto sicuro dal punto di vista sanitario. Stanno anche emergendo differenze locali: nel Regno Unito per l’espressione quarantena volontaria si usa il termine self-isolation, mentre negli Stati Uniti si preferisce self-quarantine.
Il grande dilemma dei lessicografi è decidere se un termine si è consolidato al punto da giustificare il suo inserimento nel dizionario. La pandemia ha prodotto molte parole nuove, nate dalla fusione di altre, che i curatori stanno tenendo d’occhio, tra cui maskne (l’acne causata dalla mascherina), zoombombing (l’intrusione di sconosciuti nelle videoconferenze) e covidiot (covidiota, chi ignora le raccomandazioni per la sicurezza di tutti).
Per quanto riguarda l’acronimo covid-19, i curatori spiegano che è apparso per la prima volta l’11 febbraio in un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità con il significato di “malattia da coronavirus 2019”.
Grazie agli aggiornamenti online, gli arbitri dell’inglese possono monitorare i cambiamenti linguistici quasi in tempo reale. Non resteranno mai più indietro con il lavoro. ◆ sdf
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Questo articolo è uscito sul numero 1378 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati