Un detective taoista, storie di sesso surreali in città e distopie con lupi mannari e vampiri. Ecco alcuni esempi di storie dei fumetti taiwanesi, i manhua (parola in mandarino che usa gli stessi caratteri cinesi del giapponese manga), che vivono una fase di splendore grazie a creatori, editori e distributori indipendenti foraggiati da abbondanti fondi pubblici. L’agenzia per i contenuti creativi di Taiwan (Taicca), creata nel 2019 dal ministero della cultura, cura una serie d’iniziative pensate apposta per i manhua, come il finanziamento della traduzione in inglese di molti titoli e della distribuzione di estratti attraverso la Books From Taiwan, casa editrice e piattaforma digitale rivolta soprattutto agli editori stranieri. Tra quelli che hanno attirato l’attenzione internazionale c’è Oken, autobiografia di Yang Mu, uno dei più famosi poeti taiwanesi, illustrato da Wu Shih-hung.
A Taiwan i fumetti si sono affermati durante il periodo coloniale giapponese (1895-1945). Ma dagli anni novanta, con la democratizzazione, le cose sono cambiate. “Da fenomeno marginale e ignorato, sono diventati una forma di narrativa con una posizione solida in campo culturale”, scrive I-yun Lee nel saggio Taiwan comics.
Si può dire che l’attuale boom dei manhua è il punto d’arrivo di un percorso durato decenni. E la storia coloniale e la complessa eredità culturale di Taiwan sono parte integrante delle storie di molti autori e illustratori locali.
Ossessione per la storia
A lever scale di Ruan Guang-Min, basato su un racconto dello scrittore Lai Ho, esamina il disordine politico e sociale del periodo coloniale giapponese dalla prospettiva di una coppia ordinaria. Simile per ambientazione ma più leggero, The banana sprout di Zuo Hsuan parla di un gruppo di adolescenti giapponesi e taiwanesi che in un liceo, negli anni trenta, creano una rivista letteraria. Michelle Kuo, della casa editrice Locus, racconta che gli editori internazionali (soprattutto ucraini e sudcoreani) sono quasi invidiosi della prevalenza dell’ambientazione storica nei manhua, della capacità di affrontare in modo diretto argomenti delicati. “L’ossessione per la storia è un prodotto della legge marziale”, spiega Kuo, la conseguenza di una società in cui “gli artisti sono finalmente liberi di esplorare la storia”. Secondo Kuo, altro aspetto interessante è la dedizione alla ricerca: “C’è una grande collaborazione tra gli accademici e gli artisti”, spiega.
Kiya Chang per Formosa oolong tea ha lavorato a stretto contatto con gli studiosi dell’Academia Sinica. Ambientato nell’ottocento il fumetto drammatizza la storia del mercante scozzese e dell’intermediario cinese che hanno trasformato il tè taiwanese oolong in un prodotto globale.
Avida lettrice di fumetti fin dall’infanzia, l’agente letteraria April Chang racconta che da ragazza la sua serie preferita era Fullmetal alchemist di Hiromu Arakawa. I manga giapponesi hanno dominato per molto tempo il mercato taiwanese influenzando l’estetica di tanti artisti locali, e racconta di averli scoperti solo dopo l’adolescenza. Oggi Chang cura i manhua per l’agenzia Grayhawk di Taipei. Il Giappone è da tempo il primo mercato estero per i manhua, con il 30-40 per cento dei contratti di distribuzione. Seguono la Corea del Sud, la Cina (escluse Hong Kong e Macao) e la Thailandia, ma storicamente anche la Francia e la Germania sono mercati importanti.
Inizialmente gli operatori presenti nei festival internazionali e in altri eventi importanti per il settore, erano convinti che i manhua fossero solo imitazioni dei manga. “Invece sono unici nella scelta dei temi e degli stili”, sottolinea Jiun-Wei Lu, amministratore delegato della Taicca. Ispirandosi ai fumetti giapponesi, coreani e statunitensi creano “un mix caratterizzato da una sensibilità unica nella grafica e nel ritmo narrativo”. E poi si distinguono anche per come affrontano temi legati al genere e alla sessualità. Alcuni titoli, come Tender is the night di Huihui e Chien Li-Ying “si sviluppano attorno ai mutevoli costumi sessuali della Taiwan di oggi”.
I manga continuano ad avere una posizione dominante nel mercato taiwanese, ma April Chang ritiene che i lettori dell’isola siano determinati a sostenere il lavoro degli artisti locali. “I giovani sono più inclini a capire la nostra storia e ciò che accade a Taiwan”, spiega. In quest’ottica, il loro sostegno ai manhua è una forma di dichiarazione politica.
Identità nazionale
Nel dicembre 2023, a Taichung, la seconda città del paese, è stata inaugurata una parte del National Taiwan museum of comics, che sarà completato nel 2029.
Il museo si aggiunge ad altri importanti luoghi della capitale, come Mangasick, un negozio di fumetti e galleria d’arte, e la Taiwan comic base della Taicca, che comprende una libreria, uno spazio espositivo, un coworking e programmi per lo sviluppo professionale.
Un altro strumento di diffusione sono i siti internet che si sostengono con le sottoscrizioni. Il Creative comic collection, creato nel 2009 nell’ambito dell’Academia Sinica, è amministrato dalla Taicca e funziona come una piattaforma di distribuzione digitale. Altre importanti piattaforme sono la Mojoin e la Line Webtoon.
Nonostante l’attrattiva commerciale e culturale dei manhua, alcune fasce di popolazione sono ancora refrattarie, spesso a causa di preconcetti che rifiutano di riconoscere i fumetti come una forma d’arte legittima. Nel 2018 si è scatenato un acceso dibattito per una mostra dedicata a Chen Uen (1958-2017) al National palace museum, quando in molti hanno sostenuto che una struttura così grandiosa fosse sprecata per i fumetti.
In generale, però, queste polemiche non hanno ostacolato la crescita economica e culturale dei manhua. Nel 2022 gli introiti delle vendite dei fumetti hanno raggiunto i 547 milioni di dollari taiwanesi (16 milioni di euro). Una goccia nel mare rispetto agli incassi annuali dalle vendite dei libri (20 miliardi di dollari taiwanesi, circa 600 milioni di euro). Ma nel 2025 il ministero della cultura ha stanziato circa 1,2 miliardi di dollari taiwanesi (35 milioni di euro) per sostenere l’editoria nazionale. Di questi, circa 50 milioni di dollari taiwanesi (1,5 milioni di euro) sono stati dedicati ai manhua.
A questo punto la priorità della Taicca rispetto ai manhua è quella di “coltivare i talenti locali ed espandere i canali di pubblicazione delle opere nazionali”, spiega Lu. I manhua potrebbero diventare un importante strumento di soft power, in un processo simile a quello che ha portato i manga e gli anime a contraddistinguere il Giappone nell’immaginario di generazioni di consumatori di tutto il mondo. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1622 di Internazionale, a pagina 81. Compra questo numero | Abbonati