L’espressione risale a diciotto secoli fa e la dobbiamo al medico greco-romano Galeno: “Ogni animale è triste dopo il coito, tranne la donna e il gallo”. Oggi la scienza usa un linguaggio meno colorito. Si parla di “disforia post-coitale”, caratterizzata da pianto, ansia, tristezza, irritabilità o addirittura aggressività. Sintomi che possono comparire dopo un rapporto, ma anche dopo la masturbazione.

Contrariamente a quanto afferma Galeno, questa disforia colpisce anche le donne. Nel 2011 uno studio dell’International Journal of Sexual Health ha stabilito che un terzo delle donne aveva già sofferto almeno di un episodio di disforia post-coitale.

In effetti, tuttavia, il dato è più alto tra gli uomini. Nel 2019 uno studio pubblicato dal Journal of Sexual Marital Therapy ha mostrato che il 41 per cento degli uomini ha già sperimentato la tristezza dopo il coito. Circa il 3 per cento la vive dopo ogni rapporto. In casi estremi (e molto più rari), alcuni uomini soffrono della cosiddetta sindrome da malessere post-orgasmico. L’eiaculazione li può far sprofondare in uno stato simile all’influenza che può durare ore, o anche giorni. Perché tanta sofferenza? Esistono una ventina di ipotesi, ma secondo le ricerche i fattori sarebbero diversi, cosa che rende difficile l’individuazione di cure.

Complessità

Come mai gli uomini sono colpiti (un po’) più delle donne? Forse a causa del periodo refrattario, apparentemente più marcato nei maschi della specie umana. Dopo un’eiaculazione il pene è ipersensibile e torna a riposo, per un intervallo sempre più lungo all’avanzare dell’età (eh già, non avete più quindici anni). Non esiste un consenso scientifico sul motivo per cui gli uomini non possono avere erezioni ed eiaculazioni a catena, ma un ruolo cruciale sarebbe svolto da due ormoni: l’ossitocina e la prolattina.

In ogni caso si parla di una media, dal momento che la situazione varia da individuo a individuo. Anche le donne hanno il clitoride ipersensibile dopo un orgasmo. E sono rari gli uomini che non hanno affatto un periodo refrattario.

Nonostante queste complessità, la frase di Galeno continua a influenzare il modo in cui pensiamo alla sessualità. Dopo un rapporto gli uomini sarebbero tristi perché hanno lasciato il reame incantato del sesso, oppure indifferenti perché hanno “ottenuto ciò che volevano”. Le donne sarebbero allegre, piene di energia e affettuose perché possono avere più orgasmi consecutivi e perché esprimono il loro bisogno di un legame.

Così possono imporsi le rappresentazioni più fantasiose, e sessiste. Scrivendo questa rubrica ho scoperto, per esempio, una forma particolare di tristezza post-coitale, che gli anglofoni chiamano post-nut clarity, traducibile in lucidità post-orgasmica. Un concetto che esiste anche in giapponese: kenjataimu, momento di saggezza. Dopo l’eiaculazione gli uomini che vivono questo fenomeno parlano di un “reset cerebrale”. Tutto sembra improvvisamente chiaro. Questo periodo può essere accompagnato da sensi di colpa, rimpianti o disgusto di sé.

Si è necessariamente tristi quando si è saggi o lucidi? Vi lascio quattro ore per rispondere a questa domanda. E in ogni caso, ecco che rispunta il buon vecchio Galeno. La post-nut clarity ha fatto la sua comparsa su forum di uomini e articoli destinati al pubblico maschile. Che io sappia, non ne esiste un corrispettivo femminile. Dove sono dunque le donne in questa faccenda del post-coito? Mancano forse di saggezza? L’orgasmo annacqua loro quel piccolo cervello che si ritrovano? Possiedono solo l’anima?

Se faccio queste domande non è solo per divertirvi, ma perché corrispondono a un immaginario culturale ormai vecchio, ma reso di nuovo attuale da un immaginario pornografico assolutamente contemporaneo. Per parlarvene, tuttavia, ho bisogno di fare una piccola deviazione in Giappone, per l’esattezza nel mondo dei manga.

Stereotipi

Il termine ahegao indica il viso dei personaggi femminili dei fumetti e cartoni animati erotici giapponesi quando il loro piacere sessuale raggiunge il culmine. Le donne sono raffigurate con le guance arrossate, la lingua penzoloni e gli occhi strabuzzati. Per dirla più chiaramente: hanno l’aria stupida. Oggi ahegao è una parola chiave della pornografia: certe performer in carne e ossa riproducono esattamente quell’espressione facciale. C’è dell’ironia di bassa lega, siamo d’accordo. Ma l’ahegao resta comunque un modo di ridicolizzare il piacere femminile, collegandolo a qualcosa che abbrutisce (in un ribaltamento clamoroso, questo codice è recuperato anche da certi contenuti gay).

Il bisogno di un legame post-coitale, associato alle donne, è diventato anche una questione identitaria. Per affermare la propria mascolinità occorre prenderne le distanze nel modo più assoluto (o appisolarsi, o chiedere alla partner di andare a preparare un panino). Uno studio del 2014 ha comunque dimostrato che la tenerezza appartiene a entrambi i sessi. Le coccole dopo il sesso aumentano effettivamente la soddisfazione relazionale e sessuale tanto negli uomini quanto nelle donne.

Non so cosa pensiate voi di tutto questo, ma personalmente io trovo la natura umana affascinante. Facciamo l’amore. Proviamo piacere. Con un po’ di fortuna raggiungiamo un orgasmo che ci regala un istante di liberazione. E in quel momento il nostro primo riflesso è di evocare stereotipi, gerarchie e norme.

Certo, ognuno vive la vita come vuole (e se vuole mangiare sassi a colazione, chi sono io per giudicarlo). Ma non posso fare a meno di sognare un mondo post-Galeno, in cui nei piaceri della carne smettiamo per un attimo di essere uomini o donne, per concentrarci sull’avventura deliziosa che abbiamo appena vissuto. In quel mondo, dopo il coito, l’animale sarebbe contento, un gallo trionfante.

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