Il mistero sono i ttut, ammalianti creature aliene, immobili o al massimo fluttuanti, dalle forme sorprendenti e mutevoli, proprio come la natura, ma di una tale lentezza rispetto al mondo animale, e soprattutto umano, da sembrarci immobili. Hanno colori sgargianti, psichedelici, ancora una volta proprio come lo è la natura, nelle sue molteplici modalità? Impossibile non confermare quanto scritto all’uscita del primo volume di La parte meravigliosa sul fatto che è da “Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg che non si vedeva una rappresentazione così astratta e spirituale degli extraterrestri e, per estensione, dell’altro”. Ma in questo racconto panteista, poetico quanto crudo, stando alle dichiarazioni degli autori, la fantascienza psichedelica si fa metafora della natura violata, che dona tutto, che immobile e silenziosa assorbe quel che proviene dal mondo in movimento. Lungo i tre volumi la metafora si rivela talmente azzeccata che l’“altro” sembra sinonimo di qualsiasi diversità. I francesi Ruppert & Mulot, coerenti nella loro visione surrealista, ibridano gli attivisti dei movimenti per la difesa della natura e dei diritti umani con questa specie di mutanti alla X Men o alla Fantastici Quattro, come loro instabili nei superpoteri quanto nell’interiorità. I quali vogliono una presa di coscienza collettiva. Di più: il risveglio della parte meravigliosa presente in ogni cosa.
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Questo articolo è uscito sul numero 1622 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati