Alla fine di aprile la Luna era davvero stupenda. Avendo raggiunto il punto della sua orbita più vicino alla Terra, è apparsa più grande e luminosa del solito. Nel frattempo, quaggiù, due miliardari si sono sfidati per raggiungerla.

In un angolo del ring c’è Jeff Bezos, fondatore dell’azienda aerospaziale Blue Origin e uomo più ricco del mondo. Nell’altro c’è Elon Musk, fondatore della SpaceX e secondo uomo più ricco del mondo. I due si sono proposti alla Nasa, che è alla ricerca di una nuova tecnologia in grado di portare gli astronauti sulla Luna. È dai tempi dell’ultima missione dell’Apollo, nel 1972, che gli astronauti non ci mettono piede. Washington però punta a un ritorno in grande stile, con soggiorni più lunghi e perfino la costruzione di una base permanente, e ha deciso di rivolgersi al settore privato.

chiara dattola

Ad aprile la Nasa ha assegnato alla SpaceX l’ambito contratto da 2,9 miliardi di dollari per realizzare il lander lunare, estromettendo l’azienda rivale. Pochi giorni dopo la Blue Origin ha fatto ricorso all’agenzia federale che controlla le spese governative (e che ha ordinato alla
SpaceX di sospendere i lavori fino alla sua decisione).

Bezos e Musk litigano da anni sui progetti spaziali e l’ultimo scontro si prospetta molto duro. A quanto pare Bezos, che in estate lascerà l’incarico di amministratore delegato di Amazon anche per dedicarsi di più allo spazio, è “furibondo”. Musk l’ha preso in giro con un tweet ricordando che, a differenza della SpaceX, la Blue Origin ha effettuato solo voli suborbitali: “Non gli sta su (in orbita) lol”.

Dubito che negli anni sessanta, ai tempi delle prime missioni lunari con equipaggio, qualcuno si rivolgesse a milioni di persone con riferimenti fallici. Questa lite evidenzia però due aspetti fondamentali dell’attuale corsa allo spazio negli Stati Uniti. Primo: oggi le aziende private svolgono compiti un tempo riservati alle agenzie governative. La SpaceX ha già portato astronauti sulla Stazione spaziale internazionale e punta a inviare civili nello spazio entro la fine dell’anno, mentre la Blue Origin è prossima al lancio di voli turistici ai confini con lo spazio. Secondo: gli attuali pionieri della corsa allo spazio sono ricchi imprenditori con le loro particolari visioni e ambizioni. All’epoca dell’Apollo i protagonisti erano astronauti come Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, venerati, certo, ma dediti all’impresa con un senso del dovere quasi militaresco. Quelli di oggi sono invece eccentrici miliardari che fanno a gara a chi ha il razzo più lungo.

Donne e afroamericani

Con il programma Artemis (in onore della sorella di Apollo) la Nasa punta a mandare sulla Luna la prima donna e la prima persona afroamericana. Ma sapreste dire il nome di uno degli astronauti che l’agenzia sta addestrando per queste missioni o di uno degli undici che sono attualmente a bordo della Stazione spaziale internazionale? Probabilmente no, ma saprete senz’altro che Musk è il capo della Tesla e Bezos di Amazon. A prescindere da come si concluderà la vicenda del lander lunare, saranno loro due i protagonisti della corsa allo spazio nei prossimi anni.

L’industria spaziale si aspettava che la Nasa assegnasse l’incarico ad almeno due contraenti, sia in nome dello spirito di competizione che anima altri progetti spaziali sia per avere un’alternativa in caso di intoppi. L’agenzia ha però spiegato di aver ricevuto dal congresso finanziamenti appena sufficienti per un vincitore e di avere fretta di tornare sulla Luna.

Nel frattempo sono stati scelti gli astronauti delle missioni Artemis. Forse alcuni di loro stanno già pensando a cosa dire in occasione dell’allunaggio, ma non saranno mai sotto pressione quanto Armstrong, a cui prima di partire chiesero se avesse già pensato a una frase “storica e memorabile”. Le parole degli astronauti di Artemis saranno sicuramente memorabili, ma stavolta lo saranno anche quelle del miliardario che li porterà sulla Luna. Personalmente, sono pronta ad assistere a un’esperienza straordinaria come un allunaggio, ma mi risparmierei volentieri i successivi tweet. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1408 di Internazionale, a pagina 103. Compra questo numero | Abbonati