Nelle prime ore del mattino, il 7 maggio, l’India ha lanciato un attacco missilistico contro il Pakistan come rappresaglia per il massacro di turisti indiani del 22 aprile nel Jammu e Kashmir. Il governo pachistano ha parlato di atto di guerra e ha fatto sapere che nell’operazione sono morte almeno 26 persone. Il governo di New Delhi ha dichiarato che i missili hanno raggiunto almeno nove strutture “dov’erano stati pianificati gli attacchi terroristici contro l’India”. L’esercito pachistano ha confermato che sono state colpite sei zone nel Kashmir amministrato da Islamabad e nella provincia orientale del Punjab. Le autorità pachistane sostengono di aver abbattuto diversi aerei da guerra indiani ed effettivamente tre sono precipitati su villaggi nel territorio controllato dall’India. Al confine ci sono stati intensi scontri a fuoco tra i due eserciti. Stando alla polizia e alle autorità sanitarie indiane almeno nove civili sono rimasti uccisi a causa della reazione pachistana.

La tensione tra i due paesi, entrambi potenze nucleari, è cresciuta esponenzialmente dopo che ad aprile un commando armato ha ucciso 25 turisti indiani e una guida locale nel Kashmir indiano. Alcuni uomini indù sono stati freddati sotto gli occhi delle mogli. L’India accusa il Pakistan di essere dietro l’attacco, rivendicato da un gruppo, la Resistenza del Kashmir, che secondo New Delhi è legato a Lashkar-e-Taiba, un’organizzazione terroristica pachistana teoricamente sciolta.

Atto di guerra

Delle tre guerre scoppiate in passato tra India e Pakistan due sono state causate dalle rivendicazioni di entrambi sulla regione himalayana del Kashmir. Dopo l’attentato di aprile New Delhi ha espulso i diplomatici e i cittadini pachistani, e lo stesso ha fatto Islamabad con gli indiani, chiudendo i confini e lo spazio aereo. L’India ha inoltre sospeso un trattato fondamentale per la condivisione delle acque del fiume Indo.

L’attacco missilistico del 7 maggio segna un’escalation significativa della tensione tra i due paesi. Il primo ministro pachistano Shehbaz Sharif ha condannato l’azione dell’India e ha promesso che il suo paese reagirà. “Il Pakistan ha tutto il diritto di rispondere con forza a questo atto di guerra da parte dell’India”, ha dichiarato. Non è chiaro se la rappresaglia pachistana si sia esaurita con l’abbattimento dei caccia indiani o se invece il governo di Islamabad intenda proseguire la sua azione.

Michael Kugelman, esperto di Asia meridionale, dice che l’attacco indiano è una delle azioni militari più aggressive intraprese da New Delhi contro il Pakistan negli ultimi anni. Secondo Kugelman la risposta pachistana “potrebbe essere altrettanto risoluta”. “Parliamo di due eserciti molto potenti che hanno anche il deterrente dell’arma atomica e non esiteranno a ricorrere a operazioni militari convenzionali di grande impatto contro l’avversario”, sottolinea l’esperto. “Il rischio di una rapida e drammatica escalation è reale”.

Il segretario generale dell’Onu An­tó­nio Guterres ha esortato i due paesi a fermarsi, sottolineando che il mondo “non può permettersi un altro scontro militare” tra India e Pakistan. Anche la Cina ha invitato i due governi alla calma. Pechino è di gran lunga il primo investitore in Pakistan, con un progetto infrastrutturale da 65 miliardi di dollari che attraversa il paese. Inoltre la Cina ha diverse dispute territoriali aperte con l’India, compresa una che riguarda la parte nordorientale del Kashmir.

Il comitato per la sicurezza nazionale pachistano si è riunito il 7 maggio, mentre il primo ministro indiano Narendra Modi ha convocato una riunione d’emergenza della commissione sulla sicurezza e ha rinviato un imminente viaggio ufficiale in Norvegia, Croazia e Paesi Bassi. Il ministero dell’interno indiano ha riferito che il 7 maggio in diversi stati erano in programma esercitazioni di difesa civile per mostrare ai cittadini e al personale di sicurezza come rispondere in caso di “attacco ostile”. Esercitazioni di questo tipo sono molto rare in tempo di pace.

Il generale Ahmed Sharif, portavoce dell’esercito pachistano, ha confermato che l’attacco missilistico ha colpito sei obiettivi e ucciso almeno 26 persone, tra cui donne e bambini. Le autorità di Islamabad hanno aggiunto che altre 38 persone sono rimaste ferite. Cinque cittadini pachistani, inoltre, sono stati uccisi durante gli scontri a fuoco lungo il confine nelle ore successive. A Muzaffarabad, principale centro abitato del Kashmir pachistano, i testimoni raccontano di diverse esplosioni e case devastate dai missili. Le autorità hanno immediatamente tagliato la corrente elettrica nella zona e i residenti sono scesi in strada. “Abbiamo paura che il prossimo missile colpisca la nostra casa”, spiega Muhamad Ashraf, un abitante di Muzaffarabad.

Una contesa decennale

◆ La regione del Kashmir è contesa da quando India e Pakistan ottennero l’indipendenza dal Regno Unito nel 1947. Entrambi i paesi la rivendicano, ma ciascuno controlla una parte del territorio, diviso da uno dei confini più militarizzati del mondo: la “linea di controllo”, stabilita con il cessate il fuoco dopo la guerra del 1947-1948. Da allora India e Pakistan hanno combattuto altre due guerre per il Kashmir, l’ultima nel 1999. La disputa ha origine dalla partizione dell’India coloniale nel 1947, quando piccoli stati principeschi semiautonomi in tutto il subcontinente furono riuniti all’India o al Pakistan, e il sovrano locale del Kashmir scelse di far parte dell’India nonostante l’area fosse a maggioranza musulmana. The Guardian


Il portavoce dell’esercito pachistano ha fatto sapere che gli aerei da guerra indiani hanno danneggiato una diga nel Kashmir pachistano, “violando le norme internazionali”. I missili sarebbero precipitati vicino a due strutture che in passato erano state usate da gruppi di miliziani armati ormai sciolti. Un missile, inoltre, ha colpito la moschea Subhan Bahawalpur, nella provincia del Punjab, uccidendo 13 persone. La moschea si trova vicino a un seminario che era stato occupato da Jaish-e-Mohammed, un’organizzazione dichiarata illegale nel 2022. Secondo le autorità, da allora il gruppo non ha più avuto una presenza operativa a Bahawalpur. Un altro missile ha colpito una moschea a Muridike, sempre nel Punjab, danneggiando la struttura. Un grande edificio residenziale poco lontano era stato il quartier generale di Lashkar-e-Taiba fino al 2013, quando il governo pachistano ha messo fuorilegge l’organizzazione e ne ha arrestato il fondatore.

Attacchi mirati

Il ministero della difesa indiano ha parlato di attacchi “mirati e misurati che non prevedono un’escalation”. Nel comunicato ufficiale si legge che “nessuna struttura militare pachistana è stata presa di mira. L’India ha dato prova di grande controllo”. Molti esponenti politici indiani di diversi schieramenti hanno elogiato l’operazione, chiamata Sindoor, un termine hindi che indica la polvere rossa applicata sulla fronte e sui capelli dalle donne sposate. È un riferimento alle donne che hanno dovuto guardare i loro mariti uccisi davanti ai loro occhi durante l’attacco in Kashmir.

Lungo la “linea di controllo”, che divide la regione contesa del Kashmir tra India e Pakistan, ci sono stati violenti scontri a fuoco. La polizia e le autorità sanitarie indiane riferiscono che sette civili sono stati uccisi e trenta sono stati feriti dai colpi esplosi dalle forze pachistane nel distretto di Poonch, vicino al confine. Anche diverse case sarebbero state danneggiate.

Il portavoce dell’esercito pachistano Sharif ha dichiarato che l’aeronautica del paese ha abbattuto cinque jet indiani per rispondere agli attacchi. Il governo indiano non ha commentato. Secondo la polizia e i residenti, i resti di un aereo sono caduti sul territorio del villaggio di Wuyan, alla periferia della principale città della regione, Srinagar, anche all’interno di una scuola e di una moschea. I pompieri hanno faticato per ore a spegnere le fiamme. Un altro velivolo è precipitato in un campo vicino al villaggio di Bhardha Kalan. “Abbiamo trovato i due piloti a poca distanza dal relitto, feriti. Erano indiani. I soldati li hanno portati via”, riferisce Schin Kumar, un abitante del villaggio. Un agente di polizia ha raccontato che un terzo aereo da guerra si è schiantato nel terreno di una fattoria nel Punjab, senza fornire ulteriori dettagli. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1613 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati