I bambini più piccoli sono spesso esposti ai dilemmi dei grandi e si chiedono cosa significa quella strana parola sentita al tg o dalla voce dei genitori. E capiscono quando le parole pronunciate sono importanti e devono essere approfondite. Elise Gravel fa proprio questo: per e con i bambini cerca di dare un senso a una parola – rifugiato – che spesso oggi nelle bocche sbagliate è usata non male, ma malissimo. Cos’è un rifugiato? permette all’autrice di fare un viaggio con i suoi piccoli lettori e si capisce dalla prima pagina che essere rifugiati non è una cosa che vuoi essere. Nessuno vorrebbe scappare da casa sua a causa di una guerra o di uno tsunami devastante che distrugge tutto. Nessuno vorrebbe mettersi in viaggio, lasciando gli affetti, verso un futuro incerto. Ma poi questo succede ed Elise Gravel è bravissima ad accompagnare i più piccoli in un viaggio dentro una parola che è parte della storia di oggi e della nostra quotidianità. Tutti conosciamo dei rifugiati o siamo noi stessi rifugiati o figli di rifugiati. E grazie alle illustrazioni intuitive la narrazione procede come un’onda benevola che scioglie i nodi di una storia intricata. Il libro termina con le facce di rifugiati famosi da Rita Levi Montalcini a Bob Marley. Facce bellissime.

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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati