Per anni, all’estero, è stata venduta l’immagine di un Brasile dove il razzismo è assente, un paese fatto di calcio e carnevale. Invece la realtà del paese, attraversato da discriminazioni e pulsioni autoritarie, è un’altra, ben più tragica. Ma nonostante il clima politico soffocante, l’energia che sprizza dalla società è molto forte, e sono gli afrodiscendenti brasiliani a essere i protagonisti principali di questo fermento. Vale la pena di cercare i libri di Djamila Ribeiro o il bellissimo Aratro ritorto (Tuga) di Itamar Vieira Junior. Non è un’esagerazione dire che in Brasile i libri dei neri sono dei best seller. Lo è stato anche Il rovescio della pelle di Jeferson Tenório che racconta come il corpo dei neri in Brasile, e negli Stati Uniti, sia bersaglio della violenza razzista. Pedro, un giovane di Porto Alegre, racconta come il padre Henrique, insegnante in una scuola serale, è stato ucciso da un poliziotto suprematista. Il romanzo mostra il tentativo di un figlio di tessere i fili della vita dei genitori, attraverso la rievocazione della religione afrobrasiliana, ma soprattutto attraverso la ricostruzione dell’amore che li univa. Un romanzo pieno di tenerezza, dove però la brutalità che intravediamo riesce a togliere il fiato.
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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati