Gli umani padroneggiavano l’arte di accendere il fuoco già 400mila anni fa, quasi 350mila anni prima di quanto si pensasse, secondo quanto suggerisce una sensazionale scoperta in un campo nel sudest dell’Inghilterra. Era già noto che gli umani usavano il fuoco degli incendi naturali più di un milione di anni fa, ma finora le prime prove certe della capacità di accenderlo provenivano da un sito nel nord della Francia che risale a 50mila anni fa. Le nuove evidenze – tra cui terra bruciata e strumenti di pietra danneggiati dalle fiamme – sono una testimonianza convincente del fatto che gli umani controllassero il fuoco molto prima di allora, quando le dimensioni del cervello si stavano avvicinando a quelle degli umani moderni e alcune specie cominciavano a spingersi fino ai rigidi climi settentrionali. “La scoperta ha un’enorme importanza”, dice Rob Davis, archeologo del British museum e coautore della ricerca. “La capacità di produrre e controllare il fuoco è uno dei principali momenti di svolta della storia umana, con vantaggi pratici e sociali che hanno cambiato il corso dell’evoluzione”.
È improbabile che chi accendeva i falò a Barnham, il sito della scoperta, fosse un nostro antenato, perché l’Homo sapiens non aveva una presenza stabile al di fuori dell’Africa prima di centomila anni fa. Sulla base dei fossili rinvenuti a Swanscombe, in Inghilterra, e ad Atapuerca, in Spagna, risalenti all’incirca alla stessa epoca, è probabile che si trattasse di neandertal. “Forse anche la nostra specie aveva questa capacità, ma non ne abbiamo le prove”, dice il professor Chris Stringer del Museo di storia naturale.
La nuova datazione suggerisce che il fuoco potrebbe aver svolto un ruolo significativo in progressi fondamentali come la comparsa del linguaggio e la capacità di sopravvivere in climi diversi. Il controllo del fuoco offriva calore, luce e protezione dai predatori, e permetteva di trasformare un’ampia varietà di alimenti favorendo una migliore sopravvivenza, sostentando gruppi più numerosi e liberando energia per lo sviluppo del cervello. “Tutto questo ha permesso agli umani di essere più adattabili, di diffondersi in ambienti freddi e inospitali e di stabilirsi nelle regioni settentrionali”, ha detto Davis. “Il fuoco diventa il fulcro delle interazioni sociali, della condivisione del cibo, dell’evoluzione del linguaggio, della creazione delle prime storie e dei primi miti”.
L’indagine si è concentrata su una cava d’argilla abbandonata dove all’inizio del secolo scorso erano stati rinvenuti degli utensili di pietra e dove gli scienziati sono tornati nel 2013. “I primi sospetti sulla presenza del fuoco li abbiamo avuti nel 2014”, dice il professor Nick Ashton del British museum e coautore della ricerca.
Ancora, però, non si sapeva con certezza se si trattasse di sfruttamento opportunistico o di falò accesi di proposito. La svolta si è avuta con la scoperta di due frammenti di pirite, un minerale che produce scintille quando viene sfregato contro la selce. La pirite è estremamente rara in quella regione, e potrebbe quindi essere stata estratta a decine di chilometri di distanza e portata fin lì per essere usata come innesco. “È incredibile che alcuni dei gruppi più antichi di neandertal conoscessero già le proprietà della selce e della pirite”, ha osservato Ashton.
Davanti al focolare
Le analisi geochimiche hanno anche dimostrato che una chiazza di argilla rossa era stata riscaldata a più di 700 gradi con l’uso ripetuto del fuoco nello stesso punto. Secondo lo studio, pubblicato su Nature, questo indica la presenza di un focolare usato in più occasioni.
Per Ségolène Vandevelde, archeologa dell’università del Québec, in Canada, che non ha partecipato alla ricerca, i risultati sono convincenti. “La scoperta della pirite associata a queste tracce di fuoco è la ciliegina sulla torta”, ha detto. “Se questa competenza è così antica possiamo ipotizzare che la padronanza e l’impiego abituale del fuoco risalgano a un’epoca perfino precedente. Questi risultati ci incoraggiano a cercare eventuali tracce di fuoco nei siti antichi, anche dove può essere difficile individuarle a causa dei processi di alterazione”. ◆ sdf
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1645 di Internazionale, a pagina 104. Compra questo numero | Abbonati