Finlandese di origine kosovara, Statovci ha trent’anni e un innegabile talento di narratore, soprattutto un’originalità di linguaggio e di costruzione cresciuta non sul vuoto delle scuole ma sulla forza di esperienze al limite, dure, complesse e dolorose. Già nel precedente Le transizioni, sempre Sellerio, dichiarava le difficoltà di collocarsi sessualmente, in un contesto difficile, in fuga con il suo amico da una Tirana violenta e bigotta, in Italia e da un paese all’altro tra la sete d’amore e di vita e pregiudizi e rifiuti, tra frustrazioni e rivendicazioni. Più teso e maturo, Gli invisibili narra di due giovani maschi in fuga, che devono affrontare il pregiudizio delle società ma anche la violenza delle nazioni, quella della guerra tra serbi e albanesi che li spinge a scelte difficili e tuttavia condizionate e frustranti. L’amore dell’albanese Arsim e del serbo Milos è di quelli che il mondo osteggia, costringendoli a opposte solitudini, dentro contesti condizionanti, ipocriti o violenti, dentro una storia nemica di ogni serenità e dove è difficile restare se stessi e specchiarsi nell’altro. Nel panorama europeo, i romanzi “finlandesi” di Statovci, visionari e complessi, spezzati da un controllato disordine e in cerca di un equilibrio impossibile, segnalano un talento che continuerà certo a sorprenderci.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 89. Compra questo numero | Abbonati