Sono tante le tonalità di nero che emergono dalle pagine di questa generosa raccolta di testi. C’è quella della pelle delle persone, a loro volta distinta nelle diverse sfumature che davano origine ai soprannomi dei bambini nella scuola frequentata da Teju Cole a Lagos negli anni ottanta. C’è quella delle immagini di tanti fotografi alle cui opere è dedicata un’intera sezione del libro che si conclude con un dialogo con Susan Sontag. C’è la “nerità” della Pantera, assunta a simbolo letterario dell’africanità in un saggio memorabile, e molte altre ancora. Mettendosi alla prova in generi letterari diversi tra loro (il reportage, il memoir, la critica, l’epigramma, il ricordo elegiaco) Cole si mostra grande scrittore della realtà, che ottiene facendo reagire, al pari di W. G. Sebald (evocato come uno dei suoi modelli ispiratori), la riflessione su testi e immagini con l’osservazione del mondo e il ricordo della propria esperienza. Particolarmente interessante, specialmente per il lettore italiano, il saggio d’avvio che resoconta un viaggio sulle tracce di Caravaggio in cui si trova faccia a faccia con persone sopravvissute al passaggio della rotta mediterranea. Così, riflettendo sul dolore, sui modi di viverlo e raccontarlo, sulla responsabilità che abbiamo in quanto osservatori e scrittori, fa emergere in tutte le sue gradazioni il nero dei tempi che viviamo. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1616 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati