L’ultima puntata di _Ballando con le stelle _ha visto il ritorno di Barbara D’Urso sugli schermi. Fin qui la notizia è esile. Quello che colpisce è che il fatto sia avvenuto oltre la mezzanotte, una strategia per trattenere il pubblico e gonfiare lo share. L’episodio cristallizza una deriva che da anni trasforma il palinsesto italiano: la prima serata non termina mai. Quella che un tempo era una fascia definita tra l’ora di cena e le ventitré si è dilatata fino all’una di notte e oltre. Le reti reagiscono alla concorrenza stiracchiando i programmi, moltiplicando le pause, aggiungendo ospitate. La seconda serata è stata fagocitata, ridotta a fantasma. Ma c’è un problema ulteriore: la tv ha smesso di considerare i ritmi circadiani degli spettatori. La privazione cronica del sonno aumenta stress, irritabilità, disturbi dell’umore. Chi si corica dopo l’una per vedere come finisce il programma si sveglia stanco, nervoso, meno produttivo. Con conseguenze anche gravi in famiglia e al lavoro. Barbara D’Urso che entra nel palazzo dopo mezzanotte, invertendo perfino l’assioma di Cenerentola, è il sintomo di un sistema che ha perso il contatto con la realtà fisica e biologica degli spettatori. Non solo non se ne cura, ma la compromette. Le opzioni sono due: o si procede con una class action per ripristinare orari congrui, o s’introduce un certificato medico per astenersi dal lavoro che chiameremo, con uno sfizioso gioco di parole, terapia d’Urso. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1634 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati