È una sorta di triangolo amoroso negli anni trenta, ma tra adolescenti: quello tra i gemelli Jacopo ed Ester, ebrei dell’alta società veneziana, e il miglior amico di Jacopo, Hans, biondino tedesco. Se non ci fossero fascismo e nazismo con annesse persecuzioni, leggi razziali e Olocausto, potrebbe essere un romanzo di formazione in versione gay, come sarebbe oggi dove i ragazzi europei invece di uccidersi l’un l’altro possono fare i turisti e conoscersi in campi vacanze. Questo contrasto i due volumi di Fiore di notte lo suggeriscono con forza, anche perché è proprio quello che fanno i tre fino al precipitare degli eventi della storia. Primavera ed estate sono infatti privilegiati nel primo tomo, mentre in questo volume conclusivo, Anime al crepuscolo, autunno e inverno sono schiaccianti proprio come fascisti e nazisti schiacciano il futuro e lo stesso “sentire” di un’intera generazione di giovani che si affacciava alla vita. Ester, straordinario personaggio femminile che coniuga forza e delicatezza, diventa prima complice dell’amore proibito tra il fratello e Hans, e poi testimone del suo disfacimento, di come un’ideologia mostruosa e pervasiva uccida ogni verità interiore insieme a una cultura patriarcale agghiacciante, mentre il racconto dall’intimo si muta in affresco storico fino a un inatteso finale, dove la mostruosità si rovescia in una purezza disperata. Un capolavoro tragico che rigurgita di vita.
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Questo articolo è uscito sul numero 1630 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati