Ultimamente per i leader internazionali andare alla Casa Bianca è diventata un’esperienza imprevedibile, rischiano di essere messi in imbarazzo o di essere rimproverati dal presidente statunitense Donald Trump. Non è stato così per la presidente del consiglio italiana Georgia Meloni, che il 17 aprile durante la sua visita a Washington ha ricevuto da Trump elogi esagerati. Ma oltre alle battute contro l’immigrazione e al comune ottimismo sul fatto che l’Unione europea e gli Stati Uniti avrebbero raggiunto un accordo commerciale, nessuno dei due ha detto di aver compiuto progressi sostanziali nei negoziati sui dazi. “Non abbiamo fretta”, ha commentato Trump.

Meloni è stata la prima leader europea a essere ricevuta alla Casa Bianca da quando Trump ha imposto (e poi parzialmente sospeso) i dazi doganali. “Giorgia Meloni è stata trattata come un’alleata di prim’ordine”, spiega Lorenzo Castellani, politologo dell’università Luiss Guido Carli di Roma, precisando che si tratta di un riconoscimento insolito per l’Italia, che non è certo una potenza economica o militare. “Di fatto è diventata una mediatrice, ma non ha portato a casa nulla”, aggiunge Castellani.

Meloni ha chiarito di non poter negoziare un accordo a nome dell’Unione europea. Il risultato più rilevante è stato l’impegno di Trump a visitare Roma “nel prossimo futuro”, con la speranza d’incontrare i vertici dell’Unione. Se questo incontro ci sarà potrebbe consolidare la posizione di Meloni come tramite tra Europa e Stati Uniti. Per il momento, però, la presidente del consiglio ha ammesso che Trump non ha garantito che incontrerà gli europei. Meloni ha cercato di entrare in sintonia con Trump facendo leva sulla comune avversione nei confronti dell’ideologia che entrambi definiscono woke e sull’avversione per le politiche sulla tutela della diversità, dell’uguaglianza e dell’inclusione. Ha inoltre promesso di aumentare la spesa militare e le importazioni di gas dagli Stati Uniti, elementi chiave del programma di Trump. La presidente del consiglio ha poi neutralizzato una domanda sul disprezzo di Trump per l’Europa, definita recentemente un “parassita” che vive sulle spalle degli Stati Uniti. “Lo ha detto davvero?”, ha chiesto Meloni a Trump. “No, non l’ha mai detto”.

Nonostante qualcuno lo temesse, la presidente del consiglio non ha voltato le spalle all’Ucraina, dichiarando che “gli invasori sono Putin e la Russia”.

Trump ha detto “L’Europa è molto importante per me”, usando un tono diverso rispetto a quando aveva affermato che l’Unione Europea era stata creata per “fregare” gli Stati Uniti. Ma proprio mentre Trump definiva Meloni un’amica, ribadiva di voler imporre i dazi ai sui suoi partner commerciali. “Saranno gli Stati Uniti a stabilire i termini dell’accordo”, ha precisato il presidente statunitense.

Rivalità interna

Chi critica Meloni chiede di trasformare i convenevoli dell’incontro in fatti. A Bruxelles, funzionari, associazioni dei consumatori e politici non sanno dire se Trump vuole realmente raggiungere un accordo. Non sono nemmeno sicuri di parlare con le persone giuste all’interno dell’amministrazione statunitense.

In Italia la presidente del consiglio può trarre un vantaggio dai complimenti di Trump, soprattutto nella rivalità con gli altri leader della sua coalizione, tra cui Matteo Salvini, che ha sempre corteggiato Trump.

“A livello nazionale è stato un buon successo. Per l’Europa lo vedremo in futuro”, ha detto Enzo Moavero Milanesi, ex ministro degli esteri italiano. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1611 di Internazionale, a pagina 39. Compra questo numero | Abbonati