Lo scorso gennaio il covid-19 ha colpito l’Italia, prima tappa europea del suo viaggio mortale intorno al mondo. “Il sistema sanitario italiano scricchiola sotto il peso del coronavirus”, scriveva a marzo il New York Times, mentre il quotidiano tedesco Bild descriveva le macabre processioni di camion militari che trasportavano i morti di covid-19 nei cimiteri. Lo sgomento per il tragico destino dell’Italia tradiva un senso di superiorità: i disorganizzati italiani stavano gestendo male la crisi, ma il resto del mondo avrebbe saputo cosa fare.
Sei mesi dopo, gli italiani non solo sono riusciti a portare il tasso di contagio al livello di quello di paesi europei come la Germania e la Finlandia, ma hanno anche avuto tassi di mortalità più bassi dei tedeschi e dei finlandesi.
Inoltre recentemente Skytrax, la società di ricerca britannica che si occupa di aviazione civile, ha dato cinque stelle all’aeroporto di Roma Fiumicino per la pulizia e i protocolli adottati. Anche il programma sperimentale che prevede di fare test diagnostici per il covid-19 ai passeggeri in partenza da Fiumicino, rendendo disponibili i risultati prima dell’imbarco, se funzionerà sarà certamente imitato. Altri aeroporti, porti e stazioni ferroviarie italiane offrono test per il covid-19 ai passeggeri in arrivo, come ha sottolineato un deputato britannico per lamentarsi con il primo ministro Boris Johnson: negli aeroporti italiani i viaggiatori possono fare il tampone mentre “nel Regno Unito regna il caos totale”, ha detto.
Atteggiamento condiscendente
Gli italiani stanno gestendo bene non solo gli aeroporti e le stazioni ferroviarie. Il 20 e 21 settembre in Italia si è svolto in tutta sicurezza un referendum, e in alcune città hanno votato i due terzi degli elettori.
La reazione dell’Italia durante la pandemia dovrebbe spingere il mondo a rivedere il suo atteggiamento condiscendente verso questo paese, spesso considerato caotico e troppo burocratizzato. È vero che molte di quelle critiche non sono infondate. Come sottolineava lo studioso italiano Roberto Orsi in un articolo del 2013, la cattiva gestione politica ha lasciato il paese con un debito che supera di molto il suo pil. E in un articolo del 2010 un gruppo di geologi statunitensi aveva calcolato che, in parte per colpa delle costruzioni scadenti, uno stesso terremoto ucciderebbe tremila persone in Iran, 150 in Italia e tre in California. Ma durante la crisi sanitaria l’Italia ha reagito con sorprendente prontezza: il resto del mondo dovrebbe imparare dalla sua risposta all’epidemia.
Richieste d’aiuto
Si pensa che il nuovo coronavirus sia arrivato in Italia alla fine di gennaio, portato da un viaggiatore infetto proveniente dalla Cina. Il 31 gennaio in Italia c’erano due casi confermati di covid-19. Un mese dopo i casi confermati erano tremila e il governo ha chiuso le scuole e le università. Dopo pochi giorni il premier Giuseppe Conte ha annunciato un lockdown in gran parte dell’Italia del nord. Ma non è bastato. “Quando è stata annunciata la chiusura di alcune regioni del nord migliaia di persone sono partite verso il sud”, racconta Mark Lowe, un uomo d’affari britannico che vive in Italia da più di vent’anni. “Ci sarebbe voluto un lockdown simultaneo in tutto il paese”.
La cultura italiana dell’organizzazione flessibile potrebbe rivelarsi un vantaggio
Il 22 marzo in Italia c’erano quasi 60mila casi di covid-19. A quel punto il governo ha ordinato la chiusura delle fabbriche. Si poteva stare solo negli ospedali, nelle case, andare al supermercato e in farmacia. Il 26 marzo in Italia i morti di covid-19 erano 712. Il giorno successivo erano 919.
“Abbiamo sempre voluto essere un po’ come voi. Così rilassati, così belli, così appassionati. Volevamo cucinare la pasta come voi, bere il Campari soda come voi, fare l’amore come voi”, scrive la Bild. Il Sun e tanti altri mezzi d’informazione internazionali hanno raccontato una storia d’amore tra due italiani durante il lockdown simile a quella di Romeo e Giulietta (aveva a che fare con i balconi). I due abitano di Verona, la città degli innamorati shakespeariani.Nel frattempo gli stati dell’Unione europea non rispondevano alle urgenti richieste di forniture mediche dell’Italia. La Russia e la Cina invece hanno mandato subito in pompa magna il loro contributo, che però era di dubbio aiuto: dalla Cina sono arrivati dispositivi di protezione individuale a volte inutilizzabili e i militari russi si sono sistemati vicino alle basi della Nato. L’obiettivo era un altro. In un sondaggio di inizio aprile dell’agenzia italiana Swg, il 52 per cento della popolazione considerava la Cina un paese amico, rispetto al 10 per cento del 2019. Invece la Russia era un paese amico per il 32 per cento degli intervistati, con un aumento di 17 punti percentuali rispetto al 2019. E il 45 per cento giudicava la Germania un paese ostile.
L’Italia sembrava sprofondare in una spirale distruttiva, anche se con le occasionali storie d’amore sui balconi. Ma sei mesi dopo ha solo 34 contagi da covid-19 ogni centomila abitanti in 14 giorni, una cifra di gran lunga inferiore a quella di Spagna (311) e Francia (193) nello stesso periodo. Una cifra molto più vicina ai 26 contagi registrati in Germania. E non finisce qui. A differenza di quasi tutti gli altri paesi l’Italia, apparentemente così caotica, è riuscita a organizzare un tributo alle vittime dell’epidemia. A giugno Bergamo, una delle città più colpite dal coronavirus, ha messo in scena una spettacolare esecuzione del Requiem di Gaetano Donizetti, anche lui nato a Bergamo. E Milano ha seguito il suo esempio con un’esecuzione davanti al Duomo del Requiem di Giuseppe Verdi. A entrambi i concerti ha partecipato il presidente della repubblica Sergio Mattarella. Anche altri paesi hanno commemorato le loro vittime e gli operatori sanitari, infermieri e medici morti sul lavoro, soprattutto con statue, come a Riga, in Lettonia, o servizi religiosi online, come a Manchester, in Inghilterra. I meravigliosi eventi musicali italiani, però, sono stati una categoria a parte. C’era ovviamente qualcosa su cui piangere: 35.875 italiani (dati aggiornati al 29 settembre) hanno perso la vita a causa del covid-19. Ma il fatto che l’Italia sia riuscita a combattere l’epidemia fino a tenerla sotto controllo in modo più efficace di molte altre nazioni considerate più organizzate, non è da sottovalutare. Con il suo basso tasso di contagio, l’Italia sembra inoltre destinata a tenere sotto controllo anche una seconda ondata di contagi.
Come hanno fatto gli italiani in pochi mesi a contenere i morti causati dal virus? Secondo Lowe, sia il governo sia la popolazione si sono adattati alla nuova situazione con sorprendente rapidità: “Era un’emergenza e siccome l’Italia è stata il primo paese europeo a essere colpito, non c’era un modello a cui potersi ispirare. Il governo ha imposto provvedimenti drastici, ma lo ha fatto nel modo giusto”.
Alcuni di questi provvedimenti sono arrivati troppo tardi e all’inizio non sono stati abbastanza rigorosi. “Inoltre, avendo un servizio sanitario decentrato, troppe autorità regionali e troppi virologi hanno preso decisioni diverse. Ma non dobbiamo dimenticare che si trattava di un territorio inesplorato, e il governo ha agito con coraggio”, afferma Lowe. Per esempio, imponendo l’uso delle mascherine in tutti gli spazi aperti dove non era possibile il distanziamento sociale. Chi non rispettava le regole è stato multato.
Iniziative informali
Il governo italiano ha più potere rispetto, per esempio, al governo federale degli Stati Uniti. Ma forse ancora più importante del coraggio di qualsiasi governo è stata l’adattabilità dei cittadini. È vero che il governo italiano è un po’ disorganizzato, mi ha spiegato il generale in pensione Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della difesa, “ma questo ha permesso di sviluppare una rete di iniziative informali che alla fine hanno dato più risultati di quelle prese da paesi meglio organizzati”. Alcuni cittadini, per esempio, facevano la spesa per i vicini anziani. Di propria iniziativa alcune stazioni dei carabinieri hanno fatto la stessa cosa, e molti agenti hanno portato la pensione a casa agli anziani, che di solito la ritirano negli uffici postali.
La cultura italiana dell’organizzazione flessibile potrebbe rivelarsi un vantaggio non solo durante questa pandemia, ma anche nelle crisi future. “Dato che nella nostra cultura le regole sono considerate più dei consigli che degli obblighi, una volta che le persone hanno colto la gravità del problema, rispettarle è diventato naturale”, mi ha spiegato Camporini. Giampaolo Roidi, caporedattore dell’agenzia di stampa italiana Agi, concorda, affermando che “dal punto di vista della salute gli italiani hanno dimostrato di aver capito subito la gravità della situazione”. Quando le persone hanno la sensazione di rispettare le regole per volontà propria sono meno tentate di disubbidire per diffidenza nei confronti delle autorità.
In qualche modo, quest’idea unisce l’Italia e la Svezia nella loro reazione alla pandemia. La Svezia, come l’Italia, si è basata sulle raccomandazioni più che sulle imposizioni. Piuttosto che bloccare tutto, le autorità hanno chiesto alle persone di comportarsi in modo responsabile. La strategia sembra aver funzionato: la Svezia ha avuto un picco precoce di decessi, ma il suo tasso di contagi ora è in calo.
Abbracciare il caos
Craig Fugate, che durante la presidenza Obama ha amministrato la Federal emergency management agency, l’agenzia statunitense per le emergenze, ha detto qualcosa di simile. “Abbracciamo il caos”, ha dichiarato parlando a un recente convegno e ha spiegato che durante le crisi i governi devono trattare i cittadini come una risorsa piuttosto che come un peso. Ci saranno altre crisi, causate dalla natura o da stati ostili. E un po’ come succede con gli adolescenti, è più probabile che i cittadini svolgano un ruolo positivo se si sentiranno responsabilizzati piuttosto che costretti.
Di fronte a un problema enorme gli italiani hanno trovato la forza di superare se stessi. Resta da chiedersi se reagiranno in modo simile per rimettere in carreggiata l’economia del paese, una fatica d’Ercole anche con il pacchetto di aiuti da 540 miliardi di euro dell’Unione europea.
Certo, “abbracciamo il caos” non è esattamente lo slogan che il governo italiano sceglierebbe per la sua strategia di ripresa dal coronavirus. Ma abbracciare il caos ha reso gli italiani più adattabili. Chiamiamola gestione delle crisi dal basso. Ovviamente la risposta alle crisi non può essere tutta qui, ma i risultati dell’Italia dimostrano che la risposta è fatta anche di questo. ◆ bt
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Questo articolo è uscito sul numero 1378 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati