◆ Sì, non ci siamo fatti mancare niente, questa estate. Ci siamo assembrati in spiaggia dall’ora dell’aperitivo fino a tarda notte, danzando. Abbiamo passeggiato sui lungomare dove sembravamo un esercito in libera uscita. Ci siamo accomodati in ristoranti ad alta densità di divoratori. Abbiamo marciato per sentieri affollati di montagna, spintonandoci per arrivare primi a una malga solitaria sorprendentemente già gremita. E che dire dei ghiacciai gocciolanti, dei boschi in fiamme, di esondazioni e frane, del numero sterminato di esseri umani che ha visto peggiorare ulteriormente le proprie condizioni, del moltiplicarsi delle violenze sui più deboli? Perfino lo spettacolino televisivo non è riuscito a edulcorare a sufficienza le risse sanguinosissime tra stati feroci, esportatori di democrazia, e stati feroci che non la vogliono importare. Insomma la disperazione e l’orrore hanno cenato con noi davanti alla tv. Ed è fallito anche il montaggio consolatorio di qualche eroe d’occidente bello e giovane. I televisivamente eroicizzabili, avendo ancora negli occhi l’orribile che si erano lasciati alle spalle, a ragione si sono vergognati di valorizzare per il piccolo schermo la loro audacia. Eh sì, sono state così tante le cose che non ci siamo fatti mancare. A volte, sopra pensiero, mentre giocavamo coi racchettoni, ci è sembrato persino che ci voglia poco a diventare Kabul.
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Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati