Nell’elenco delle lamentele dei francesi che il 10 settembre hanno aderito ai blocchi organizzati in tutto il paese, la questione di come arrivare alla fine del mese emerge in molti modi. Tanti criticano la legge di bilancio proposta dall’ex primo ministro François Bayrou, che chiedeva molto a chi aveva poco, ricorrendo a una dolorosa austerità. E poi i salari che non aumentano, i conti sempre più difficili da far quadrare e gli equilibrismi impossibili al momento di riempire il carrello della spesa, tutti problemi che appaiono lontanissimi dalle preoccupazioni del governo. In occasione dei “brindisi d’addio” organizzati in tutto il paese l’8 settembre dopo la notizia della caduta del governo, queste preoccupazioni erano invece onnipresenti.

Come a Parigi, dove almeno duecento persone si sono riunite in piazza Gambetta. “Stasera è una grande vittoria! Il prossimo governo dovrà pensare ai poveri e ai pensionati. Tutto è caro, tutto è aumentato”, ha dichiarato all’agenzia France-Presse (Afp) Amina Elrhardour, 60 anni. Una guida turistica di 43 anni ha espresso la sua frustrazione alla Reuters: “Sono arrabbiati con il sistema politico francese, che coccola le grandi aziende e i miliardari e piano piano distrugge i diritti dei cittadini, del popolo che fa funzionare il paese”. Chloé Tessier, militante dei “gilet gialli” a Blainville, nel dipartimento della Manica, dice lo stesso: “Prima con 50 euro potevamo riempire un carrello della spesa. Ora bastano per una sporta”. Durante l’assemblea generale del movimento si è parlato molto anche dei miliardi di euro di aiuti pubblici alle imprese, di equità fiscale e della situazione dei servizi pubblici.

Eppure, almeno ufficialmente, la fiamma dell’inflazione alimentata dalla guerra in Ucraina e dall’impennata dei prezzi delle materie prime è stata spenta. Secondo l’Istituto nazionale di statistica e studi economici (Insee), ad agosto l’inflazione è stata appena dello 0,9 per cento, dopo il balzo al 4,9 per cento del 2023. Grazie a questa tregua sui prezzi, il potere d’acquisto è aumentato del 2,6 per cento nel 2024, e i salari crescono a un ritmo superiore a quello dell’inflazione (+2,5 per cento per gli operai e gli impiegati e +2,3 per cento per i dirigenti). Ma i prezzi restano elevati: sette famiglie su dieci dichiarano di limitare i propri consumi, ha scritto l’Insee a giugno. I motivi che alimentano la frustrazione, insomma, non mancano, tanto più che tra le statistiche e la realtà percepita c’è un’enorme distanza, prima di tutto perché bisogna dividere la torta della crescita in piccole parti. “Dal 2019 il reddito disponibile lordo corretto all’inflazione, uno dei migliori indicatori del potere d’acquisto, in Francia è aumentato dell’8 per cento”, spiega Philippe Aurain, direttore degli studi economici della Banca postale. “Ma nello stesso arco di tempo il numero delle famiglie è aumentato, quindi il reddito disponibile lordo reale è cresciuto appena del 5 per cento”.

Un altro segnale della crisi del potere d’acquisto pro capite è dato dal fatto che il miglioramento generale è alimentato più dalla creazione di posti di lavoro che dall’aumento degli stipendi. “Tra il 2021 e il 2024 sono stati creati più di un milione di posti di lavoro”, sottolinea Mathieu Plane, del dipartimento di analisi e previsioni dell’Osservatorio francese delle congiunture economiche (Ofce). Ma questa evoluzione non è percepibile nella busta paga. Il calo della disoccupazione, oggi stabilizzata al 7,5 per cento, non ha impedito un incremento del tasso di povertà (15,4 per cento della popolazione secondo l’Insee, lo 0,9 per cento in più rispetto al 2022). Nel frattempo ritorna a farsi sentire il sovraindebitamento: le procedure di fallimento presentate presso la Banca di Francia sono aumentate del 5 per cento nel 2023 e dell’11 per cento nel 2024.

La causa di questo incremento va ricercata nella crescente precarizzazione del lavoro. Secondo i calcoli dell’osservatorio delle disuguaglianze, infatti, i contratti a tempo determinato, ad interim o di apprendistato rappresentano il 16 per cento degli impieghi, il doppio rispetto agli anni ottanta, un fenomeno che coinvolge principalmente chi ha meno di 25 anni.

Inoltre i redditi per le attività meno retribuite sono cresciuti più lentamente rispetto al reddito medio (1.288 euro al mese nel 2023). In altre parole, sempre più lavoratori non guadagnano abbastanza per superare la soglia di povertà. In particolare i microimprenditori e chi ha un contratto a tempo parziale (part time o di qualche ora la settimana).

Blocchiamo tutto

◆ Il 10 settembre 2025 c’è stata una mobilitazione nata quest’estate sui social media e poi sostenuta da alcuni partiti di sinistra e dai sindacati. È stata chiamata Bloquons tout (Blocchiamo tutto).

◆ A metà giornata si registravano circa cinquecento azioni tra blocchi stradali o ferroviari, manifestazioni e scioperi, con l’adesione di almeno 175mila persone, secondo il ministero dell’interno. Particolarmente riuscite le proteste nell’Île-de-France, nella circoscrizione Sud-Ouest e a Rennes, nel nord.

◆ Sono stati mobilitati 80mila agenti di polizia e gendarmi in tutto il paese, alcuni già dalla sera del 9 settembre. Il ministro dell’interno uscente Bruno Retailleau aveva dato istruzioni precise: “Non tollereremo nessun blocco, nessuna violenza”. Almeno trecento persone sono state arrestate. ** Libération**


Soldi sicuri

Le rendite finanziarie, invece, sono aumentate in media del 7 per cento, spinte dalla crescita dei tassi d’interesse. “In totale, il 70 per cento dell’aumento del potere d’acquisto in euro dal 2021 al 2024 deriva da questi redditi”, sottolinea Mathieu Plane. Il meccanismo ha premiato soprattutto le famiglie più benestanti, che possiedono un patrimonio finanziario (assicurazioni sulla vita, azioni in borsa).

Questa divergenza tra l’evoluzione dei redditi del lavoro e quella delle rendite finanziarie ha aggravato le disuguaglianze. Secondo la Banca postale nel 2023 il tenore di vita del 10 per cento più povero delle famiglie è calato dell’1 per cento. Al contempo, il tenore di vita dei più ricchi è cresciuto del 2,1 per cento: il livello della disuguaglianza in Francia è ai massimi degli ultimi trent’anni.

Intanto le spese fisse continuano ad aumentare. L’affitto è una delle voci più problematiche. “Una parte delle difficoltà attuali in termini di potere d’acquisto deriva dal sacrificio economico a cui sono costrette le famiglie per avere una casa, soprattutto gli affittuari nelle grandi città”, sottolinea l’osservatorio Cetelem. All’inizio degli anni settanta le spese per l’alloggio rappresentavano il 17 per cento del bilancio familiare, oggi la percentuale ha raggiunto il 27 per cento, il doppio rispetto alle spese per l’alimentazione. Secondo Eurofound, una fondazione europea che analizza l’impiego e le condizioni di vita, la percentuale sale al 35 per cento per chi percepisce un salario minimo.

Poi ci sono altre voci di spesa. Le assicurazioni, per esempio, sono spese programmate e obbligatorie che hanno un peso rilevante. I premi assicurativi per l’automobile sono aumentati del 4-6 per cento quest’anno e quelli per la famiglia del 12-30 per cento. A questo bisogna aggiungere “l’economia dell’abbonamento”, che consiste nel pagare mensilmente un servizio o un prodotto, come un’automobile in leasing. Messe insieme, queste “piccole” spese limitano il budget disponibile, soprattutto perché i francesi tendono a sottovalutarle: si dichiarano disposti a spendere fino a 36 euro al mese per i servizi digitali, in realtà ne spendono 49, il 30 per cento in più. Altre spese crescono in modo poco percepibile, come quelle sanitarie, a causa dell’interruzione dei rimborsi assicurativi o dell’aumento delle franchigie.

Un altro sintomo di un potere d’acquisto in crisi è dato dai consumi estivi: oggi una persona su quattro ammette di aver modificato i propri piani per le vacanze. I ristoratori, dalle loro terrazze mezze vuote, hanno osservato i turisti limitarsi al picnic a pranzo e cena. I campeggi hanno registrato il tutto esaurito, a svantaggio degli alberghi. La fine dell’estate non ha cambiato la situazione. Invece delle cartolerie di quartiere, i genitori degli studenti hanno affollato i reparti dei supermercati dedicati alle offerte speciali, riducendo gli acquisti all’indispensabile. L’ultimo barometro del potere d’acquisto pubblicato il 3 settembre da Cofidis, importante azienda nel campo del credito al consumo, non lascia dubbi: i francesi rivelano di avere uno scoperto mensile medio di 411 euro, 85 euro in più rispetto al 2024. Quattro persone su dieci dichiarano di avere costantemente i conti in rosso. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati