La provincia del Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, è un territorio che fa gola a molti a causa delle sue enormi riserve di gas naturale, dei giacimenti di rubini e delle miniere illegali, ed è una delle basi del traffico di eroina e avorio. Inoltre presenta i fattori che favoriscono la radicalizzazione islamica, come il conflitto tra i gruppi etnici mwani (che ingrossano le fila degli attentatori islamici della regione), maconde e macua, o la sensazione di abbandono che alimenta la propaganda islamista contro lo stato, soprattutto tra i giovani, i più colpiti dall’altissima disoccupazione. La regione ha ricevuto i maggiori investimenti del continente grazie alla scoperta dei giacimenti di idrocarburi, ma la popolazione non ne trae alcun beneficio.

Lungo una frontiera porosa e incontrollata, lo stato mozambicano e le aziende che si sono stabilite nella zona ricorrono ai mercenari russi e sudafricani per combattere un nemico sempre più forte che compie un massacro dietro l’altro. Tra Al Shabab, ispirato dal gruppo Stato islamico, e i mercenari stranieri ingaggiati da Maputo c’è un denominatore comune: le atrocità contro i civili. Amnesty international ha parlato senza mezzi termini di crimini di guerra.

A causa del timore di perdere la sovranità o della mancanza di mezzi sufficienti per affrontare un conflitto a più di duemila chilometri dalla capitale, il governo mozambicano ha sempre osservato con indifferenza quello che succedeva nel Cabo Delgado. Ma dopo gli ultimi eventi il Mozambico dovrebbe chiedere aiuti umanitari urgenti per la popolazione locale e fare della lotta contro l’estremismo una causa che unisca tutti i partiti. Sono passati quasi tre anni e mezzo dalle prime violenze, e il governo di Filipe Nyusi non ha fatto nulla per contrastare i jihadisti, proteggere la popolazione e restituirle la ricchezza estratta dalle sue terre. Nyusi sembra molto più interessato a difendere gli investimenti stranieri che i suoi cittadini. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati