Nel 2024 il potente imprenditore e parlamentare di estrema destra Antonio Angelucci, 80 anni, si è trovato in una situazione particolare che secondo alcuni si presentava come un grave conflitto di interessi. Dopo aver fatto fortuna nel mondo della sanità, quasi interamente dipendente dai soldi pubblici, e nel settore immobiliare, e dopo aver sostenuto il governo di estrema destra guidato dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni, Angelucci voleva acquistare per 40 milioni di euro l’agenzia di stampa Agi.
L’agenzia è però di proprietà dell’Eni, il colosso energetico nazionale, controllato al 32 per cento dal ministero dell’economia e delle finanze. Un parlamentare della maggioranza stava per acquisire un mezzo d’informazione di proprietà di un’azienda a partecipazione statale. La sovrapposizione di interessi privati, pubblici, politici, ideologici era troppo evidente e così la transazione, a cui si erano opposti anche i dipendenti dell’Agi, non si è conclusa. Questa vicenda ha però permesso di fare luce sulle ambizioni di un gruppo privato guidato da una persona che ha molto potere e che è parlamentare dal 2008.
“L’obiettivo di Angelucci è costruire un ecosistema dell’informazione filogovernativo, con l’ambizione di favorire l’emergere di una Fox News all’italiana, in grado di condizionare l’opinione pubblica”, spiega Sielke Kelner, ricercatrice del centro studi Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa, che a sua volta fa parte della rete Media freedom rapid response e documenta la situazione della libertà di stampa nei mezzi di informazione europei.
Angelucci è editore dal 2001, quando ha acquisito il controllo del quotidiano di destra Libero, seguito nel 2016 dal quotidiano romano Il Tempo. Dal 2023 è anche proprietario del Giornale, un quotidiano storicamente legato agli interessi di Silvio Berlusconi. È entrato in politica accanto al fondatore di Forza Italia, ma dal 2022 è stato eletto deputato della Lega, dando al tempo stesso prova di grande vicinanza a Meloni e a Fratelli d’Italia. Secondo i dati di Openparlamento, raccolti dal sito di analisi della vita pubblica italiana Openpolis, Angelucci si è contraddistinto nell’attuale legislatura per un tasso di assenteismo durante le votazioni parlamentari del 99,9 per cento. Ha anche un altro record: è al secondo posto tra i parlamentari più ricchi, con una dichiarazione dei redditi di 4,8 milioni di euro nel 2024.
“Credo che l’obiettivo principale non sia di ordine ideologico, ma economico e politico. Un esempio di lobbismo all’italiana”
Il peccato originale
“Credo che l’obiettivo principale di Angelucci non sia di ordine ideologico, ma di ordine economico e politico. La sua vicenda è un esempio classico di lobbismo all’italiana, con imprenditori che fondano o acquisiscono organi di stampa non tanto per generare profitti grazie alla loro attività editoriale ma per esercitare pressioni e favorire i propri interessi in altri settori in cui operano, dall’immobiliare alla sanità privata”, afferma Alessio Cornia, professore associato alla Dublin city university e ricercatore associato del Reuters institute for the study of journalism. “Angelucci è diventato un punto di riferimento della destra per quanto riguarda l’informazione, ma non è un ideologo paragonabile a Vincent Bolloré in Francia (imprenditore e produttore televisivo francese con partecipazioni in aziende nazionali e straniere)”. Quindi, se i mezzi d’informazione indagano sui suoi affari, i giornali di proprietà di Angelucci sono chiamati a reagire, come è accaduto con il quotidiano Domani, specializzato in inchieste, che lo scorso aprile è stato accusato da Il Tempo di spionaggio nei confronti dell’imprenditore. “Angelucci cerca di promuovere un’egemonia culturale di destra vista solo come utile per i suoi rapporti con il mondo politico”, osserva Giovanni Tizian, capo servizio delle inchieste di Domani. “Dopo la morte di Berlusconi resta la principale incarnazione del conflitto di interessi”.
Le sue ambizioni per quanto riguarda l’informazione rientrano in effetti in un contesto particolare. “Il sistema Angelucci deriva dal peccato originale degli anni novanta, quando in Italia il vecchio modello d’indipendenza editoriale è tramontato a favore dei proprietari di mezzi d’informazione legati alla politica, in un contesto di crisi della carta stampata e di aumento della dipendenza economica dalla pubblicità. Il giornalismo è percepito non tanto come un contropotere quanto come uno strumento di influenza”, spiega Kelner.
Il ruolo della tv
In questo senso le reti Mediaset della famiglia Berlusconi, con il loro pubblico tradizionale di destra, continuano a essere un soggetto centrale del paesaggio audiovisivo italiano, molto più potente dei giornali di Angelucci, in un paese dove la televisione ha ancora un ruolo cruciale, più che altrove in Europa. “La demografia spiega perché la televisione è tuttora la principale fonte d’informazione degli italiani”, afferma Cornia. Secondo i dati dell’Istat, nel 2024 le persone di più di 65 anni rappresentavano il 24,7 per cento della popolazione italiana.
Al di là di poche nicchie dall’impatto solitamente aneddotico, non ci sono podcast di successo, canali YouTube o influencer reazionari finanziati con la vendita di magliette o tazze, come negli Stati Uniti: in Italia i mezzi d’informazione conservatori seguono forme tradizionali. L’imprenditore ed editore, che si dà tanto da fare in questo contesto, è nato prima della repubblica italiana. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1619 di Internazionale, a pagina 42. Compra questo numero | Abbonati