1. Rosalía
Berghain
Non c’è dibattito più noioso di quello sul rispetto delle tradizioni di un particolare genere musicale. Tutta l’aggressività scatenata contro Berghain – gli archi drammatici della London symphony orchestra sono musica classica? La coloritura di Rosalía è o non è opera? – può essere risolta con un “chi se ne frega”. Queste preoccupazioni di poco conto impallidiscono davanti alla meraviglia per quello che l’artista catalana sta facendo, abbinando tanta grandeur a testi in tedesco e spagnolo, mentre Björk offre un “intervento divino”, Yves Tumor riprende l’invettiva “ti scoperò fino a che non mi amerai” di Mike Tyson e, come se non bastasse, spunta un riferimento a una badessa tedesca del dodicesimo secolo. La gotica Berghain avvolge l’ascoltatore proprio come la relazione sventurata di cui canta Rosalía inghiotte l’artista: essere sopraffatta dalla paura, dalla rabbia, dall’amore e dal sangue dell’amato, sciogliendosi come zucchero nel caffè caldo quando lui è presente. Nel virtuosismo estremo della canzone, Rosalía ruba un po’ di forza per se stessa, lasciandoci tremanti, in adorazione della sua magnitudine. Laura Snapes

Rosalía (Noah Dillon)

2. Pink-Pantheress
Illegal
“Ehi, ooh, ma è illegale?”. La cantautrice britannica Pink-Pantheress svolazza all’inizio di una canzone sul primo incontro con un nuovo spacciatore, sembrando più incuriosita che scoraggiata dalla prospettiva. Diversi tiri dopo, entrambi sono sballati dietro l’angolo. Poi chiacchierano sul letto di lei e mettono alla prova il destino. La paranoia e la vergogna si uniscono al flusso di sensazioni, esemplificato in un campionamento accelerato dei sintetizzatori luminosi di Dark & long (Dark train) degli Under-world che palpita con tutto il disorientamento e la delizia di un cervello confuso dal thc e incapace di controllarsi. Alla fine il cuore di Pink-Pantheress accelera e le manca il fiato, ma l’attrattiva mielosa del brano mette in chiaro che il suo non è certo un invito ad astenersi. Provate anche voi, non c’è motivo di non farlo. ls

3. Chappell Roan
The subway
Più Chappell Roan migliora e più si fatica ad accettare che la più brava performer del pop sia stata scritturata e poi scaricata, e che abbia dovuto penare per riconquistare il vertice. Ma quest’anno la sua capacità elettrizzante di creare pastiche sovversivi ha dimostrato che può mettere le mani su qualsiasi cosa. Dopo l’ammiccante ballo country di The river in primavera, Roan è tornata in estate con una svolta, una disperata epica d’amore celtica sotto l’influsso dei Cranberries di Dolores O’Riordan ma anche di Sinéad O’Connor. Da loro ha ripreso l’estensione corale della rabbia di non saper superare una delusione amorosa. Roan ha messo in chiaro che tornerà con un secondo album solo quando sarà pronta, dichiarando che potrebbero volerci anche cinque anni. Grazie al cielo possiamo ascoltare a ripetizione The subway. ls

Chappell Roan (Ragan Henderson)

4. Lady Gaga
Abracadabra
Il duetto con Bruno Mars in Die with a smile l’aveva già riportata saldamente al centro del firmamento pop dopo anni di vagabondaggio ai margini, ma ora Gaga ha usato il suo album Mayhem per consolidare le propria posizione regalando al pubblico ciò che ama di più. Esistono diversi “bis” nel grande singolo Abracadabra: due Gaga nel video (una buona, l’altra cattiva) e due beat house fatti apposta per un gay club al picco della sudorazione. Ci sono perfino due ritornelli, entrambi con le sillabe nonsense che avevano definito il successo di Bad romance, il genere di esercizio vocale che una stella del musical particolarmente gigionesca farebbe per il riscaldamento vocale. Alla fine anche il divertimento è doppio.
Ben Beaumont-Thomas

5. Addison Rae
Headphones on
Se vuoi scrivere una canzone sulla capacità della musica di placare il dolore, dev’essere assolutamente all’altezza della sua premessa. Head-phones on fa centro: è un loop perfetto in cui perdersi, una trasognata striscia di Möbius ricca di rilassamento galattico, una voce alla Britney Spears, zuccherosa e triste, che arriva alle verità emotive che Britney non ha mai potuto raccontare – “vorrei che mia madre e mio padre fossero amati / immagino che alcune cose non fossero fatte per durare per sempre” – e un senso di meraviglia prelevato dall’esosfera di Ray of light di Madonna. La leggerezza sembra il punto centrale del tutto, e solleva la più interessante pop star dell’anno dalle preoccupazioni terrene. ls

6. Jade
Plastic box
Sono passati 84 anni da quando Robyn ha pubblicato qualcosa (in realtà sono sette, perché Dopamine è uscito dopo la nostra votazione). Fino a quel momento, gli affezionati del pop alla “piangi mentre balli” sono stati ben nutriti dal martellamento di sintetizzatori nell’album di esordio di Jade. Il suo racconto del senso d’irrazionale insicurezza rispetto ai sentimenti del partner in una relazione precedente è costruito in modo impeccabile, così come la sua onestà nel torturarsi con questi pensieri leggendo ossessivamente le loro vecchie lettere d’amore. ls

7. Pulp
Spike island
Ecco il singolo che ha annunciato il primo disco dei Pulp dal 2001, e la band ha celebrato l’occasione con un inno. Come molti dei loro successi, Spike island ha un ritmo disco ricco di reale affetto anziché ironia. Anche se Jarvis Cocker non ha gli acuti di Barry Gibb, è fantastico quando lascia innalzare la sua voce. “Sono nato per esibirmi, è una chiamata / Esisto per gridare e puntare il dito”, canta esultante Cocker omaggiando i Mott the Hoople. Il ritorno dei Pulp cancella ogni ipotesi che il gruppo sia alla frutta: “Nessuno avrà mai l’ultima parola / Perché non è qualcosa che si possa mai dire / Quindi un altro giro!”. bbt

Pulp (Tom Jackson)

8. Lily Allen
Pussy palace
Ogni singolo dettaglio della scoperta, “forse inventata ma molto probabilmente no” del covo del sesso di un marito traditore – “Borsa Duane Reade con i manici legati / sex toys, plug anali, lubrificante” – taglia come un affilato coltello dal manico perlato. Triste ma affascinante, tra sintetizzatori dettagliati e cosmici, Pussy Palace potrebbe essere l’apice del mix caratteristico di Lily Allen tra dolcezza e asprezza. ls

9. Alex G
Afterlife
“Eravamo cattivi e avevamo 17 anni / Trasformalo in un sogno, disse lei / Eravamo puliti, come il cherosene”. Le rime di questa meravigliosa canzone ammaliante si allungano per accompagnare il mandolino: è come la sensazione di aver bevuto due pinte in una giornata estiva. E mentre il pupillo della scena indie statunitense (oggi sotto contratto con una grande etichetta) canta il ritornello “Quando è arrivata la luce, grande e brillante / ho cominciato un’altra vita”, ci ricordiamo cosa significa vivere un secondo dopo l’altro e come tracciare il cammino che vogliamo seguire. bbt

10. Smerz
You got time and I got money
La distaccata ironia nello splendido secondo album degli Smerz, Big city life, con il suo racconto selvaggio dei party e delle mode di un’intera scena, ha messo a disagio alcuni ascoltatori: è difficile non chiedersi quale sia l’opinione del duo norvegese sul nostro abbigliamento e sulla nostra scelta di bevande. Ma è altrettanto vero che il loro occhio esigente li rende una compagnia avvincente, la loro sincerità viene alla luce in questa ballata stordita e romantica su quanto il vero amore che supera tutte le aspettative trasformi la vita. Il ritornello “metti le mani attorno al mio corpo/ sono tua e solo tua” sembra arrivare dall’epoca d’oro dei gruppi femminili, abbinato ad archi che ricordano una Bitter sweet symphony trattata con The disintegration loops di William Basinski. bbt

11. CMAT
The Jamie Oliver petrol station / Take a sexy picture of me / When a good man cries
Nell’anno della svolta, la cantante e autrice irlandese CMAT è stata talmente apprezzata da ottenere tre brani nei primi venti posti della classifica dei nostri lettori (qui le abbiamo combinate). Messe assieme, illustrano la vastità del suo talento, quello di un’intrattenitrice che si rivolge a bambini e genitori cantando gli orrori del confronto con la propria autostima. Take a sexy picture of me ha trasformato in un fenomeno da TikTok una riflessione sull’immagine del corpo; Jamie Oliver diventa il bersaglio di CMAT colpita da un attacco di panico dopo aver visto la propria faccia gigantesca su un poster; When a good man cries accenna all’amore di CMAT per il suo paese, raccontando la storia intensa di una separazione mentre l’artista si domanda: “Sono io la cattiva qui?”. bbt

12. Blood Orange
The field (feat. the Durutti Column, Tariq Al-Sabir, Caroline Polachek & Daniel Caesar)
Descrivere le parti costitutive di The field potrebbe far pensare a un brano frammentato: c’è un’interpolazione di dolce chitarra spagnola dalla canzone Sing to me di Vini Reilly (1998), con la voce di Polachek, Dev Hynes e Daniel Cae-sar; un verso originale cantato da Tariq Al-Sabir; un breakbeat fatato; note di violoncello affilate e severe. Eppure Hynes tiene insieme tutto in modo fantastico, come una tela di ragno che regge il peso di troppe gocce di pioggia. Scritta dopo la morte della madre, la canzone brilla della sensazione intensa di esistere in un mondo che sembra lo stesso di prima ma è irrevocabilmente cambiato. ls

13. Olivia Dean
Man I need
“Oggi avere un ragazzo è imbarazzante?”: se lo chiedeva la scrittrice Chanté Joseph in un articolo pubblicato su Vogue, diventato un dilemma moderno che Olivia Dean ha articolato nei singoli di quest’anno. Nice to each other conteneva il ritornello “non voglio un ragazzo!” mentre la cantante rifletteva sulle alternative allo stare in coppia. Man I need è stata un successo ancora maggiore, regalando per la prima volta all’artista la vetta nella classifica britannica. Le parole sono esasperate mentre Dean cerca di convincere un uomo abbastanza tonto a portarla via. Il suo canto segue alti e bassi di adrenalina lasciando intendere che questa caccia la emoziona. bbt

14. Aya
Off to the Esso
Al galoppo sul dorso di un beat ansiogeno, la sperimentatrice elettronica Aya è, per sua stessa ammissione, in preda agli eccessi: “Una tempesta in cui la tana delle lucertole è stata marinata in aceto, poi, sono cotta, ubriaca fradicia”. Evoca l’esperienza spacca-cranio di essere troppo sbronza sui mezzi pubblici a un’ora indeterminata della mattina, insieme a gente appena conosciuta. Un monologo interiore esplode nella sua mente mentre si trascina verso la luce orribile del nuovo giorno: solo una delle tante storie vertiginose di una delle migliori autrici di testi britanniche. bbt

15. Geese
Taxes
Il primo singolo dell’album Getting killed della precoce band rock newyorkese è uno dei tanti esempi in cui il frontman Cameron Winter riesce ad accumulare una vita di saggezza e delusioni amorose in soli 23 anni. Taxes diventa la metafora delle cose a cui continuiamo ad aggrapparci con rabbia ma faremmo molto meglio a lasciar andare, come la richiesta di scuse o la necessità di avere un momento di solitudine. Poi Winter urla: “Dottore, dottore, cura te stesso. Io spezzerò il mio cuore d’ora in poi”, una frase quasi divertente per il livello di dolore grottesco, eppure onesta, perché l’amore può davvero trasformare ciascuno di noi in un adolescente perduto e aggressivo. bbt

Geese (Matt Salacuse)

16. Wet Leg
Catch these fists
Sono bastati due secondi di questo brano per spazzare via ogni timore che le Wet Leg potessero essere una band da un colpo solo. Catch these fists è uno stivale che sfonda una porta, con un riff che si fa strada tra le assi scheggiate. Ed ecco Rhian Teasdale, una delle rockstar più credibili di oggi nel Regno Unito: “Dovresti far attenzione, capisci cosa intendo?”. A quanto pare tutta questa aggressività è una premonizione. Teasdale racconta la notte balorda in preda alla ketamina che l’ha portata a scontrarsi con un uomo che l’ha corteggiata: “Mi sono vomitata in bocca quando ha cercato di invitarmi a uscire”. Il dettaglio del tizio in questione che beve Strongbow Dark Fruit è descritto perfettamente. bbt

17. Raye
Where is my husband!
È una scena in cui Aretha o Erma Franklin potrebbero cantare benissimo, anche se magari non con questo ritmo serrato: una donna, a cui presumibilmente delle amiche benintenzionate hanno detto che il marito è in giro da qualche parte, perde le staffe chiedendosi dove sia finito. Dal titolo provocatorio in giù, tutto è interpretato con grande consapevolezza da Raye, che chiacchiera senza sosta in questa stravagante avventura sullo sfondo di fiati in stile Mark Ronson. bbt

18. Wednesday
Elderberry wine
Lontana dalla solita ricetta a base di urla e punk del sud degli Stati Uniti, la band del North Carolina è tornata con questa canzone commovente. Ma sotto le vibrazioni e le oscillazioni si nasconde un racconto devastante sulla distanza creata tra due persone – dalla conoscenza delle piccole cose che fanno piangere l’altro, come le giostre del luna park o la pubblicità in tv, fino al viaggio in macchina verso l’aeroporto, in silenzio, con la voglia di abbandonare la vita – e del doloroso tentativo di andare avanti come se tutto andasse bene, come se la vita avesse ancora lo stesso sapore. ls

19. Bad Bunny
Nuevayol
La traccia d’apertura dell’album Debí tirar más fotos di Bad Bunny è dedicata a New York, ma contiene il mondo intero. Include lo sfollamento, la resistenza e la nostalgia dei portoricani, insieme a un campione del grande successo di salsa del 1975 Un verano en Nueva York che celebra le innovazioni culturali delle comunità latine nella New York di metà novecento. C’è un malizioso dembow dominicano e anche il desiderio di tornare a casa (e al caldo) nella poesia del portoricano Virgilio Davila intitolata Nostalgia, scritta all’inizio del novecento (il video, imperdibile, aggiunge strati di bellezza e audacia). Per i connazionali di Bad Bunny e gli emigrati della diaspora è un grido di battaglia, soprattutto in un anno in cui l’artista si è rifiutato di esibirsi negli Stati Uniti per evitare che i suoi fan fossero arrestati dagli agenti dell’Ice e ha subìto attacchi razzisti per la sua prossima esibizione nell’intervallo del Super Bowl. Per chiunque altro, invece, è un invito a salire al suo livello, a imparare, a rendere omaggio, a ingurgitare uno shot di cañita e a ballare. E perché non dovremmo? ls

Bad Bunny (Eric Rojas)

20. Little Simz
Flood (feat. Obongjayar and Moonchild Sanelly)
Su un ritmo semplificato post-punk, Little Simz racconta il “piano geniale” della sua vita, che in sostanza consiste nell’essere “più libera che posso”. La prima metà della canzone è un elenco degli ostacoli incontrati dall’artista nel suo percorso, superati di slancio come un’eroina Marvel. Poi, come se volesse formare e incoraggiare un giovane apprendista, illustra il suo piano in sei punti per raggiungere la grandezza, con perle di saggezza tipo: “Non mangiare mai con le iene/ perché ti vedranno come un osso”. Se la carriera della rapper londinese Little Simz dovesse mai andare in crisi (è altamente improbabile), sarebbe capace di scrivere un fantastico libro sulla leadership. bbtas

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Questo articolo è uscito sul numero 1645 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati