Non succede spesso che l’ottavo album sia il migliore nella carriera di un musicista, ma nel caso di Baxter Dury è così. L’anima dance di Allbarone funziona grazie al produttore Paul Epworth, già negli studi di Adele e Florence + The Machine. Un incontro tra i due al festival di Glastonbury l’estate scorsa ha spinto il musicista britannico oltre il suo approccio minimalista. Già la collaborazione nel 2021 con Fred Again aveva fatto intuire delle potenzialità in quella direzione. In questo nuovo lavoro Dury l’abbraccia completamente all’interno di nove canzoni, ricche di personaggi particolari e osservazioni taglienti. Il brano che dà il titolo al disco rende bene quanto funzioni l’unione tra beat, ritornelli e le scene criptiche ma divertenti narrate nei testi. Schadenfreude deve molto a un ritmo più sostenuto imposto da Epworth, che costringe Dury a fidarsi dei suoi istinti. Le influenze versatili che ascoltiamo in Allbarone non hanno mai effetti negativi sulla coesione generale. Gli arrangiamenti del produttore scivolano fluidi, offrendo varietà ma lasciando che il cantante, con il suo stile diretto, resti al centro della scena.
Jamie Wilde, The Skinny
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Questo articolo è uscito sul numero 1635 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati