Il primo suono che si sente in Vie è un sax, che subito evoca le atmosfere pop anni ottanta. Il brano di punta del disco, Aaahh men!, è costruito sul celebre tema della serie tv Supercar, mentre All mine cita Grace Jones nel film 007 - Bersaglio mobile. Doja dà il meglio quando equilibra hip-hop e pop, ma Vie si concentra soprattutto sul secondo: beat leggeri, sintetizzatori squillanti e sax lontani dominano i brani. Solo Acts of service e Make it up offrono sfumature trap più incisive. La cantante mostra la sua voce raffinata in Jealous type e Stranger, ma sono le sue rime a brillare davvero, come nella potente Aaahh men!, dove sputa versi ironici e provocatori: “Sono gay o solo arrabbiata?”. Anche se spesso i mezzi d’informazione la paragonano ad altre artiste, qui Doja Cat richiama più che altro figure maschili: il flow di Kanye West in Gorgeous, le inflessioni di Eminem in Stranger e il falsetto alla Prince in All mine, la cui impronta attraversa l’intero disco. Al di là delle parti rap, Vie appare più come un esercizio di nostalgia che un dialogo con il passato. La volontà della rapper-cantante di allargare il suo orizzonte artistico ci permette di goderci la nostalgia di brani come Come back, che evoca quelle sognanti pubblicità della cioccolata bianca Nestlé degli anni ottanta. Ma l’album nel suo complesso è probabilmente troppo leggero e ripetitivo per lasciare il segno.
Sal Cinquemani, Slant
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Questo articolo è uscito sul numero 1634 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati