Il parkinson è la malattia neurologica che si diffonde più rapidamente nel mondo. Entro il 2050 i casi potrebbero raddoppiare, toccando i 25,2 milioni. L’aumento supera quello previsto per il semplice invecchiamento della popolazione. Vent’anni fa Per Borghammer ipotizzò l’esistenza di due forme distinte della malattia: la “body-first” che comincia nel cuore e nell’intestino causando sintomi come alterazioni del sonno rem, ipotensione e problemi intestinali, per poi raggiungere il cervello; e la “brain-first”, che inizia nel cervello e si manifesta fin da subito con disturbi motori. Ora questa teoria sta ricevendo conferme. Studi su persone con disturbo del sonno mostrano una perdita neuronale precoce nel cuore prima della comparsa dei segni cerebrali del parkinson. Altri studi su animali e analisi post-mortem confermano che la malattia può avere origine nel sistema nervoso enterico (il cosiddetto “secondo cervello”) per poi propagarsi al cervello attraverso il nervo vago. Se confermata, questa nuova interpretazione del parkinson potrebbe rivoluzionare diagnosi, trattamenti e strategie di prevenzione. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati