Il 21 ottobre la giustizia slovacca ha condannato a 21 anni di prigione per terrorismo Juraj Cintula, un pensionato di 72 anni che nel maggio 2024 aveva ferito gravemente con un’arma da fuoco il primo ministro nazionalista Robert Fico.

Secondo il giudice Igor Králik, Cintula aveva aperto il fuoco per cinque volte a bruciapelo per “impedire il buon funzionamento del governo”.

Il tribunale di Banská Bystrica ha ritenuto “inverosimile” la tesi di Cintula, secondo cui l’obiettivo era solo “ferire” Fico, dato che entrambi i caricatori erano pieni e l’autore dell’attentato “ha continuato a sparare fino all’ultimo”.

Il tentativo di omicidio si era verificato al termine di una riunione di governo in trasferta nella cittadina mineraria di Handlová, nel centro del paese, quando Fico era uscito in strada per salutare i suoi sostenitori.

Il premier, 61 anni, aveva subìto due delicati interventi chirurgici ed era poi tornato al lavoro due mesi dopo.

Arrestato sul posto, Cintula aveva dichiarato di aver cambiato idea su Fico, che in precedenza ammirava, accusandolo di “prendere decisioni irrazionali che danneggiano il paese”.

In particolare, rimproverava a Fico, filorusso, di aver sospeso gli aiuti militari all’Ucraina.

Motivazione politica

La procura, che inizialmente aveva incriminato Cintula per tentato omicidio premeditato, aveva modificato l’atto d’accusa in “attentato terroristico” a causa della motivazione politica.

Fico, che non ha partecipato direttamente al processo, aveva accusato Cintula di essere un “prodotto dell’odio alimentato dall’opposizione e dai mezzi d’informazione”.

Nel 2023 si era insediato come premier per la terza volta, in coalizione con l’estrema destra, approvando riforme contro i mezzi d’informazione, le ong e la comunità lgbt+.

I suoi rapporti con l’Unione europea si sono deteriorati anche a causa dell’inserimento nella costituzione del primato del diritto nazionale su quello europeo.