Il 26 settembre il parlamento slovacco ha approvato un emendamento costituzionale che limita i diritti delle persone lgbt+ e rivendica il primato del diritto nazionale su quello europeo.
L’emendamento, che limita i diritti delle coppie omosessuali e rende più difficile la transizione di genere per le persone intersessuali, è stato approvato da 90 dei 99 deputati presenti, su un totale di 150. La maggior parte dei deputati di opposizione non ha partecipato al voto.
“Questo testo è una vergogna”, ha affermato Michal Šimečka, leader di Slovacchia progressista, il principale partito d’opposizione, denunciando il “tradimento” di nove deputati, che pur votando contro hanno contribuito al raggiungimento del quorum.
“Colpisce il popolo slovacco e rimetterà in discussione il posto della Slovacchia nell’Unione europea”, ha aggiunto.
“Due sessi definiti alla nascita”
Alla fine di gennaio il primo ministro sovranista Robert Fico si era espresso a favore dell’emendamento “in nome del rispetto delle tradizioni e del patrimonio culturale e spirituale dei nostri antenati”.
“Ci sono solo due sessi, maschio e femmina, definiti alla nascita”, afferma il testo, riprendendo le parole usate dal presidente statunitense Donald Trump il giorno del suo insediamento.
L’emendamento stabilisce che “la transizione di genere è ammessa solo per motivi seri, secondo procedure da stabilire per legge”, e riserva le adozioni alle coppie sposate, con rare eccezioni.
Rivendica inoltre il primato del diritto nazionale su quello europeo “sulle questioni culturali ed etiche”.
In un parere emesso il 24 settembre, la Commissione di Venezia, un organo consultivo del Consiglio d’Europa composto da esperti di diritto costituzionale, aveva messo in guardia la Slovacchia.
Secondo la Commissione, Bratislava non può approvare normative che sono in conflitto con i trattati internazionali che ha firmato.
La Slovacchia fa parte dell’Unione europea dal 2004 e al momento dell’adesione si era impegnata a rispettare i diritti fondamentali.
Di recente il governo sovranista, in carica dall’ottobre 2023, aveva annunciato la revoca delle sovvenzioni alle associazioni che difendono i diritti delle persone lgbt+, mentre un ministro aveva denunciato “un’ideologia che conduce all’estinzione della razza bianca”.