L’azienda petrolifera statale brasiliana Petrobras ha annunciato il 20 ottobre di essere stata autorizzata ad avviare l’esplorazione petrolifera al largo dell’Amazzonia, un progetto contestato dagli ambientalisti, a poche settimane dall’apertura in Brasile della conferenza delle Nazioni Unite sul clima Cop30.
Il progetto è sostenuto dal presidente di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, che a novembre sarà il padrone di casa alla Cop30, che si svolgerà a Belém, in Amazzonia.
Per molti questo progetto è il simbolo delle contraddizioni di Lula, che sostiene di essere all’avanguardia nella lotta alla crisi climatica e nella difesa della foresta amazzonica.
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“La Petrobras ha soddisfatto tutti i requisiti posti dall’Istituto brasiliano dell’ambiente e delle risorse naturali (Ibama)”, ha affermato l’azienda in un comunicato.
“Le trivellazioni cominceranno immediatamente e dureranno cinque mesi”, ha aggiunto.
L’esplorazione avrà luogo in acque profonde a circa cinquecento chilometri dalla foce del rio delle Amazzoni e a 175 chilometri dalla costa brasiliana, all’interno di un’ampia regione marittima chiamata Margine equatoriale, dove la vicina Guyana ha scoperto enormi riserve di petrolio.
“L’autorizzazione data alla Petrobras costituisce un sabotaggio della Cop30 e contraddice il ruolo di leader climatico che il presidente rivendica”, ha reagito in un comunicato l’Osservatorio per il clima, una rete di ong brasiliane ambientaliste.
L’Osservatorio ha fatto sapere che presenterà ricorso contro il rilascio della licenza per l’esplorazione petrolifera.
Il Brasile è l’ottavo produttore mondiale di petrolio con 3,4 milioni di barili al giorno nel 2024. Tuttavia, metà della sua energia viene da fonti rinnovabili.
Lula sostiene che le maggiori entrate petrolifere permetteranno al paese di accelerare la transizione energetica.
Ma secondo Ilan Zugman, responsabile per l’America Latina dell’ong 350.org, l’esplorazione petrolifera al largo dell’Amazzonia è un “errore storico”.
“Bisogna attuare con urgenza una transizione energetica vera, basata sulle fonti rinnovabili e che rispetti le popolazioni native”, ha aggiunto.