Il 14 ottobre il presidente malgascio Andry Rajoelina, che si trova attualmente in una località sconosciuta, ha sciolto l’assemblea nazionale prima della votazione di una mozione per destituirlo per abbandono dell’incarico.

Indebolito dalla decisione dell’esercito di schierarsi con il grande movimento di protesta nato il 25 settembre, Rajoelina aveva escluso le dimissioni il 13 ottobre, invocando il “rispetto della costituzione”.

“L’assemblea nazionale è sciolta, in conformità con l’articolo 60 della costituzione”, si legge in un decreto pubblicato sulla pagina Facebook del presidente, andato al potere dopo un colpo di stato nel 2009, eletto nel 2018 e confermato nel 2023 in un voto boicottato dall’opposizione.

“Questa decisione è necessaria per ristabilire l’ordine nel paese e rafforzare la democrazia”, ha dichiarato poco dopo Rajoelina in un messaggio pubblicato sui social media.

L’assemblea nazionale ha però deciso di procedere con la votazione, definendo “illegittima” la decisione del presidente.

In precedenza i deputati dell’opposizione avevano affermato di aver raccolto abbastanza firme per tenere una votazione in sessione straordinaria, secondo loro giustificata dal fatto che il presidente aveva lasciato il paese il 12 ottobre a bordo di un aereo militare francese, come aveva riferito la radio francese Rfi.

Nel fine settimana l’unità dell’esercito Capsat aveva invitato le forze di sicurezza a “non sparare sui manifestanti”, prima di unirsi a loro nel centro della capitale. I Corps d’administration des personnels et des services administratifs et techniques (Corpi di amministrazione del personale e dei servizi amministrativi e tecnici, Capsat) avevano già svolto un ruolo importante nel colpo di stato del 2009 che aveva portato Rajoelina al potere per la prima volta in seguito a una mobilitazione popolare.

La maggior parte delle forze armate ha seguito l’esempio del Capsat, rinnovando la propria catena di comando. L’ha fatto anche la gendarmeria, che fino a quel momento era in prima linea nel reprimere le manifestazioni.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, almeno 22 persone sono morte e un centinaio sono rimaste ferite dall’inizio del movimento di protesta.

Il 14 ottobre, su impulso del movimento GenZ Mada (generazione zeta del Madagascar, in riferimento ai nati tra il 1997 e il 2012), migliaia di persone sono scese nuovamente in piazza nella capitale Antananarivo.

Alle manifestazioni si sono visti anche molti cartelli antifrancesi, hanno riferito i giornalisti dell’Afp.

“Oggi non confermo niente”, ha dichiarato il 13 ottobre il presidente francese Emmanuel Macron in risposta a una domanda sulla fuga di Rajoelina.

Nonostante le sue ricchezze naturali, il Madagascar è uno dei paesi più poveri del mondo. Secondo la Banca mondiale, nel 2022 quasi il 75 per cento della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà. Il paese è inoltre al 140° posto su 180 nell’indice di percezione della corruzione di Transparency international.