Ispirati dai giovani nepalesi che poche settimane fa hanno rovesciato un governo autoritario e corrotto, dal 25 settembre 2025 la generazione Z del Madagascar (cioè i nati tra il 1997 e il 2012) scende in piazza nella capitale Antananarivo e in altre città per manifestare contro le interruzioni delle forniture di acqua potabile ed elettricità. Sui social media si capisce che il movimento sta diventando sempre più popolare dalla ormai onnipresente bandiera dei pirati del manga One Piece (in versione malgascia).

Purtroppo fin dall’inizio le manifestazioni sono state segnate da violenze. Per disperdere i partecipanti le forze dell’ordine hanno usato la consueta brutalità, anche se la generazione Z ha resistito. In poche ore, però, la protesta contro i blackout della Jirama, l’azienda pubblica dell’elettricità, è passata dal successo all’incubo: successo, perché è riuscita a mobilitare in massa la popolazione, cosa in cui i politici hanno fallito per anni; incubo, perché teppisti e saccheggiatori si sono infiltrati e hanno snaturato il carattere pacifico della mobilitazione. Il bilancio è di numerosi feriti e di almeno 22 morti.

Le conseguenze del disprezzo

Comportandosi con arroganza da decenni, i leader malgasci hanno una grande responsabilità in questa rabbia popolare: i brogli elettorali, lo sperpero del denaro pubblico in progetti inutili, la totale impunità di fronte alla corruzione e il ricorso a bugie sfrontate, anche quando erano rapidamente smentite dalla realtà dei fatti. Di fronte al malcontento dei cittadini, i potenti hanno adottato sempre lo stesso approccio: rispondere con il disprezzo, accusare chi li contesta di voler destabilizzare il paese, e assimilare la società civile all’opposizione politica e agli autori di colpi di stato.

Di fronte agli stratagemmi usati per creare una democrazia di facciata, buona parte della popolazione è arrivata a pensare che la violenza, o un nuovo golpe, fosse l’unico modo per uscire da questa situazione, visto che i custodi dello stato di diritto non erano più credibili.

È in questo contesto che sono emersi i giovani della generazione Z, seguendo l’esempio nepalese. Sono bravi a usare i social media per comunicare e mobilitarsi, e non hanno leader che possano personalizzare il movimento e politicizzarlo. Questo gli conferisce una credibilità e una legittimità che i politici non hanno più. Tuttavia i loro punti di forza sono anche punti deboli. Il movimento Gen Z Madagascar è davanti a un bivio. Deve continuare con le modalità adottate finora per chiedere la fine dei blackout, affinché il movimento mantenga la sua credibilità e legittimità? O deve rischiare alleanze con politici e sindacati per dare più peso alle sue richieste?

Rajoelina scioglie il governo

◆ Il presidente malgascio Andry Rajoelina ha annunciato il 29 settembre 2025 lo scioglimento del governo guidato da Christian Ntsay. La decisione arriva dopo il licenziamento del ministro dell’energia Olivier Jean Baptiste. “Lungi dallo spegnere le tensioni, queste misure sono viste come una capitolazione parziale alla pressione popolare, senza che il presidente si assuma la sua parte di responsabilità nella crisi”, scrive Madagascar-Tribune.com. Nei giorni successivi sono state organizzate nuove proteste in cui, tra le altre cose, si chiedevano le dimissioni di Rajoelina. Il presidente ha preso il potere per la prima volta nel 2009 con un colpo di stato, poi ha vinto le elezioni nel 2018 e si è assicurato un terzo mandato nel 2023, in un voto contestato per le sue irregolarità.


Nelle loro dichiarazioni il presidente Andry Rajoelina e il prefetto della capitale Angelo Ravelonarivo hanno distinto i giovani che avanzano rivendicazioni legittime dai saccheggiatori. Se avessero avuto il buonsenso di fare prima queste precisazioni, avrebbero potuto evitare che in questi giorni morissero tante persone. Ma il primo è conosciuto per la sua propensione all’autocrazia e l’altro per la sua volontà di proteggere il regime a tutti i costi.

Così dimenticano che le tensioni politiche sono come pentole a pressione e hanno bisogno di una valvola di sfogo. E la generazione Z avrebbe potuto fare da valvola. ◆ adg

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Questo articolo è uscito sul numero 1634 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati