Il 6 ottobre il presidente malgascio Andry Rajoelina ha nominato un militare come primo ministro, mentre proseguono le manifestazioni di protesta nella capitale Antananarivo.
Una settimana dopo aver destituito il governo nel tentativo di mettere fine all’ondata di proteste che sta infiammando l’isola dell’oceano Indiano, Rajoelina ha nominato primo ministro un generale poco conosciuto, Ruphin Fortunat Dimbisoa Zafisambo.
Lo stesso giorno più di mille persone hanno partecipato, per il dodicesimo giorno consecutivo, a una manifestazione ad Antananarivo, durante le quale le forze di sicurezza hanno usato granate stordenti e lacrimogeni.
Un ventenne è stato ferito da un proiettile sparato dalle forze di sicurezza ed è attualmente ricoverato in ospedale, hanno riferito i giornalisti dell’Afp.
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Dal 25 settembre migliaia di giovani, sollecitati sui social media da un movimento chiamato Gen Z, sono scesi in piazza tutti i giorni, all’inizio per protestare contro le interruzioni nelle forniture di acqua ed elettricità, poi per chiedere le dimissioni del presidente.
La sera del 6 ottobre Gen Z ha lanciato un ultimatum a Rajoelina, dandogli quarantott’ore di tempo per rispondere alle rivendicazioni dei manifestanti.
Il 29 settembre le Nazioni Unite avevano denunciato la morte di almeno 22 persone dall’inizio delle manifestazioni di protesta, ma il dato era stato contestato dalle autorità.
Il 6 ottobre Rajoelina, che sta moltiplicando gli incontri con rappresentanti dei sindacati, delle aziende e delle amministrazioni locali, ha assicurato di aver “imparato una grande lezione” e di volersi “concentrare di più sui problemi della popolazione”.
Il presidente ha descritto il nuovo primo ministro come un uomo “di grande integrità, efficiente e disponibile all’ascolto”.
Il 3 ottobre il Consiglio cristiano delle chiese del Madagascar (Ffkm) aveva dato la sua disponibilità a mediare tra il potere e la contestazione.
Nonostante le ricchezze naturali, il Madagascar è uno dei paesi più poveri del mondo. Secondo la Banca mondiale, nel 2022 quasi il 75 per cento della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà. Il paese è inoltre al 140° posto su 180 nell’indice di percezione della corruzione di Transparency international.