Il 16 settembre la procura romena ha annunciato l’incriminazione dell’ex candidato di estrema destra alle presidenziali Călin Georgescu per “attentato all’ordine costituzionale”.

Georgescu, 63 anni, è accusato di “complicità in un tentativo di commettere atti contro l’ordine costituzionale e di diffusione di false informazioni”, si legge nel comunicato della procura.

Durante una conferenza stampa, il procuratore generale Alex Florenta ha anche accusato la Russia di aver condotto una guerra ibrida contro la Romania durante la campagna elettorale per le presidenziali del 24 novembre 2024.

Secondo Florenta, “ci sono stati 85mila attacchi informatici contro le infrastrutture elettorali e massicce campagne di disinformazione e manipolazione condotte attraverso i social network.

Spetterà ora a un giudice decidere se accogliere o respingere il caso.

Il 6 dicembre 2024 la corte costituzionale romena aveva annullato le elezioni presidenziali, il cui secondo turno era previsto due giorni dopo, a causa del sospetto di interferenze russe. Nel primo turno Georgescu, filorusso e contrario agli aiuti all’Ucraina, era arrivato in testa a sorpresa con quasi il 23 per cento dei voti.

In seguito gli era stato vietato di ricandidarsi, e questo aveva causato un’ondata di proteste, in alcuni casi violente.

Secondo la procura, Georgescu avrebbe partecipato a una riunione segreta a dicembre con il mercenario Horatiu Potra per discutere di un piano per trasformare le manifestazioni in una rivolta antigovernativa.

Un gruppo paramilitare composto da venti persone sarebbe partito con armi ed esplosivi in direzione di Bucarest, prima di essere fermato dalla polizia grazie a una segnalazione.

Fuggito all’estero, Potra è accusato di “tentativo di attentato all’ordine costituzionale” e di altri reati legati al possesso di armi. Secondo Florenta, sta attualmente cercando di ottenere asilo in Russia.